Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/237

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accorsi d’essere, come si dice, in paese conosciuto. Infatti io ravvisava perfettamente quell’autore per averlo veduto molto tempo nella bottega di mio padre, che, come sai, era stato antiquario e mercante di oggetti di belle arti. Sul momento non seppi raccapezzare a chi fosse stato venduto; ma come conservavo ancora i libri del negozio, m’era facile di andarlo a cercare. In questo, tuo padre venne a chiamarmi, e fattomi entrare nella camera vicina mi condusse al letto dove giaceva appunto tua madre mascherata... Tu nascesti in mezzo alla ricchezza ed io fui il primo a riceverti su queste braccia. Dopo aver assicurato tuo padre che la puerpera non correva pericolo di sorta, stavo per pregarlo di farmi ricondurre a Milano, non avendo più nulla a fare in quel luogo, quando egli mi pregò di passare un momento in un’altra camera, che aveva sommo bisogno di parlarmi. Gli andai dietro, e quando fummo soli:

“— Caro professore, — mi disse — bisogna che le confidi una cosa dolorosa, e che interessi la di lei bontà a mio riguardo.„

“— L’ascolto;„ — risposi io.

“— Deve sapere che la mia posizione non mi permette di riconoscere nè di allevare per ora mio figlio... È inutile ch’io gliene esponga i motivi, che sarebbero troppo lunghi e noiosi. Nondimeno siccome tanto io che sua madre siamo ricchi, così possiamo pensare al di lui avvenire, e fare in modo che in nessuna occasione egli debba mancare del necessario.„