Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/605

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che facciamo, sa quello che pensiamo anche quando non diciamo nulla.

La moglie. Come! ascolta tue maledizioni, tuoi giuramenti da disperato? ode te quando dai anima a diavolo?

Atkins. Sì, sì; ode tutto questo.

La moglie. Dove sta dunque gran potere detto da te.

Atkins. Egli è misericordioso; ecco quanto ti posso dire intorno a ciò. Questo anzi ci dimostra ch’egli è un vero Dio; egli è Dio, non uomo, mia cara, e per questa sola ragione non siamo inceneriti dal fuoco del cielo.


Qui Guglielmo Atkins ci narrò l’orrore che assalse la sua mente quando si vide alla necessità di spiegare in sì chiari termini alla donna sua che Dio vede, ascolta, conosce i più intimi segreti del cuore, e che ciò non ostante egli, Atkins, aveva ardito commettere tutte le nefandità, di cui era colpevole.


La moglie. Misericordioso! Ma che cosa intendi con tuo misericordioso?

Atkins. Ch’egli è il padre, il creator nostro, che ha compassione di noi e ci risparmia.

La moglie. Ma non fa mai cader morti cattivi! non va mai in collera con cattivi! non buono lui, o suo saper fare non molto.

Atkins. Nè una cosa nè l’altra, mia cara. Egli è infinitamente buono e infinitamente grande, ed ha anche l’abilità di punire; e qualche volta per far manifesto che è giusto, e che chi lo offende non va impunito, dà segni visibili dell’ira sua sterminando i peccatori e dando terribili esempi; molti furono colpiti nell’atto medesimo del peccato.

La moglie. E poi non far morto te! Forse promesso a te non far morto te; un patto fra voi; tu far brutte cose sino che vuoi, lui con te andare no in collera; in collera con altri sì.

Atkins. Niente di questo, i miei peccati son tutti l’effetto d’una presunzione fondata temerariamente su la sua bontà, e sarebbe infinitamente giusto se facesse piombar su me la sua folgore, come ha fatto con altri.

La moglie. Bene; e per non far morto te, per non aver fatto morto te, che cosa dici a lui? Te se non altro ringraziar lui?