Pagina:Beltrami - Ricerche di geometria analitica - 1879.pdf/11

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donde

་ “ར

X ,: X₂: ·

(I)

· •

F(a )

(a ) F

m P₁ (a )[ƒ' (a )]™

P (a¸ [ ƒ' (a )] ™

F(a ) n(a ) [ƒ' (a ) ]™

Il principio, o lemma algebrico, del quale si tratta consiste semplice mente nel passaggio dalla primitiva formole. La necessità di tale

equazione in 2 a queste

passaggio si presenta

molto

ultime

spesso

nel

corso delle seguenti Ricerche . Occorrerà eziandio ricorrere sovente alla nota formola per lo spez zamento delle frazioni razionali (nel caso più semplice delle radici tutte diseguali)

ル p(a )

P(2)

"

(II)

f(2)

dove ƒ(2) è

la

stessa

) f’(a ) h = 1 (2a

funzione

di

pocanzi e P(2)

è

na

funzione

intera del grado n - 1 al più . E parimenti occorrerà ricordare spes sissimo quest’altra formola nota, conseguenza

della precedente

( anzi

non diversa sostanzialmente da essa)

k= n Y(a₂)

=

(III)

0 ",

Σ ƒ’ (a„) k= 1

dove

(2) è una funzione intera di 2 del grado n — 2 al più . Am

bedue queste formole potrebbero essere Lemma (I):

ricavate, come

corollarii, dal

na esse sono così generalmente note che sarebbe inutile,

od almen fuori di luogo, il far quì una digressione in proposito . Quanto all’indole ed allo scopo delle

presenti

Ricerche, facili

e

piane tanto per l’argomento quanto pei metodi, dirò ch’esse s’aggirano principalmente sulle linee razionali, piane e gobbe, e sono fondate quasi interamente sull’uso di certe forme d’equazioni, locali o

tangenziali,

assunte a rappresentare l’elemento variabile che si considera come ge neratore della linea stessa . I primi cinque §§ sono relativi alla teoria delle coniche . I §§ 6 ° e 7° mostrano la possibilità e la convenienza, di trattare, con analoghi procedimenti, le curve piane

razionali d’or