Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/140

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136 COMENTO DEL BOCCACCI

temporum, il nome suo fu Aidoneo. Fu costui chiamato dagli antichi re d’inferno, e la sua real città dissero essere chiamata Dite, e la sua moglie dissero essere Proserpina. Leon Pilato diceva essere stato un altro Pluto, figliuolo di Jasonio e di Cerere; de’ quali quantunque qui siano assai succintamente le fizioni descritte, se elle non si dilucidano, non apparirà perchè l’autore qui questo Pluto introduca: ma perciocchè più convenientemente pare che si debbano là dove l’altre allegorie si parranno, quivi le riserberemo, e diffusamente con la grazia di Dio l’apriremo.

E quel savio gentil che tutto seppe,

cioè Virgilio il qual veramente quanto all’arti e scienze mondane appartiene tutto seppe i perciocchè oltre all’arti liberali, egli seppe filosofia morale e naturale, e seppe medicina e oltre a ciò, più compiutamente che altro uomo a’ suoi tempi seppe la scienza sacerdotale, la quale allora era in grandissimo prezzo.

Disse, per confortarmi, non ti noccia

La sua paura, la quale egli o mostra d’avere in sè, o vuol mettere in te di sè; e dove della paura di Plutone dica, vuol mostrare l’autore perciò esser da Virgilio confortato; perocchè generalmente ogni fiero animale si suol muovere a nuocere più per paura di sè, che per odio che abbia nella cosa contro alla qual si muove: e deesi qui intender la paura di Plutone essere quella della quale poco avanti è detto, che poter ch’egli abbia,

Non ti terrà lo scender questa roccia,