Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/118

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108 idilli

D’invidia è degno Endimion, che dorme
L’eterno sonno; e invidia porto, o cara,
A Giasion, che tante cose ottenne,
Quante non fien mai conte a voi, profani.
Ma duolmi il capo, e tu nol curi. Io taccia.
Qui getterommi giù per terra, e i lupi
Qui mangeranmi. Ti sarà poi questo
Giù per la gola un saporito mele.


I PASCOLATORI

Idillio IV

Batto e Coridone.

batto

Corridon, dimmi: di chi son le vacche?
     Son esse di Filonda?
coridone
                              No: d’Egone.
Ei diemmele a guardar.
batto
                                                  Vai tu vêr sera
     A mugnerle mai tutte di soppiatto?
coridone
Il vecchio pon lor sotto i vitellini,
     E ben m’osserva.
batto
                         Ma il bifolco ei stesso,
     Che non si vede più, dov’è sparito?
coridone
Nol sai? Milon se l’ha condotto a Pisa.
batto
E quando egli mai vide olio di lotta?