Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/127

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di teocrito 117

     Che a sera spoglian di Milon le viti.
lacone
Ed io gli scarafaggi odio, che in alto
     A roder vanno di Filonda i fichi.
comata
Non ti sovvien, quand’io scoteați, e dietro
     La quercia t’agitavi a denti stretti?
lacone
No. Ma sovviemmi ben d’allor, ch’Eumara
     Qui ti legava, e ti pulìa le spalle.
comata
Ve’ chi l’amaro ha in bocca. Il sai, Morsone?
     Va, svelli d’un sepolcro antiche scille.
lacone
Io frugo un non so chi. Morson, tel vedi,
     Va, sbarba presso Alente il pan porcino.
comata
Latte per acqua Imera corra, e Crati
     Di vin rosseggi, e il giunco metta frutti.
lacone
Corra anche mel la Sibariti, e favi
     Doman per acqua la donzella attinga.
comata
Mangia citiso, ed egilo il mio gregge,
     Sul corbezzolo posa, e pesta il giunco.
lacone
Mie pecore gran pasto han di melissa;
     E come rose l’edra alta fiorisce.
comata
Non amo Alcippa, a cui donai il palombo,
     Nè mi pigliò le orecchie per baciarmi.
lacone
Ed io molt’amo Eumede, che di baci
     Largo mi fu, quand’io gli diedi il flauto.
comata
Le putte agli usignuoi, l’upupe ai cigni