Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/142

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     Lavoratore, o pezzo di macigno,
     Non mai bramar t’avvenne alcuno assente?
milone
No. Che può mai bramare un lavorante?
batto
     Non mai t’accadde per amor vegghiare?
milone
Nè mai m’accaggia. Gran periglio a un cane
     È l’assaggiar budella.
batto
                                             Ed io, Milone,
     Ha quasi undici dì, che vo in amore.
milone
Così può far chi va alla botte; ed io
     Non ho neppur, quanto bisogna, aceto.
batto
Però dinanzi a casa ho tutto incolto,
     E senza seminare.
milone
                              E chỉ t’accora?
batto
Quella di Polibuta, che sonava
     Là presso Ippocoonte a’ mietitori.
milone
Il ciel volle punir le tue peccata.
     Or sarai ben contento. Avrai la notte
     Una magra locusta in compagnia.
batto
Tu cominci a piccar. No, non è cieco
     Pluto soltanto, ma pur anche è cieco
     Lo sconsigliato Amor: Non fare il bravo.
milone
I’ nol fo già. Ma sega pur le biade,
     E di’ qualche amorosa canzonetta
     Su la tua bella; a te così ’l lavoro
     Sarà più grato. Eri pur già cantore.