Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/160

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     Sottili arazzi. Da una man divina
     Trapunti gli diresti.
prassinoe
                                   O gran Minerva!
     Quai tessitrici lavorargli, e quai
     Pittor sì al vivo disegnâr figure,
     Che hanno verace positura e moto!
     Sonvi certo animate e non tessute.
     Ben saggia cosa è l’uom. Ve’com’ei giace
     (Stupenda vista!) sovr’argenteo letto,
     Mettendo dalle tempie il primo pelo,
     Adone amabilissimo, che amato
     È fin giuso in Averno.
altr’uomo
                                        Olà finite,
     O cattivelle, il garrir vostro immenso;
     Che tortole stridenti a bocca larga.
gorgo
Quell’uomo, donde se’ tu? se noi garriamo,
     Che importa a te? Comanda alle tue serve.
     Noi siam Siracusane, e perchè il sappi,
     Native di Corinto, com’ er’anco
     Bellerofonte. Noi parliam la lingua,
     Che fa il nostro paese. A niun, cred’io,
     Disdetto è favellar del suo linguaggio.
prassinoe
Con noi il padron non faccia altro che un solo,
     Proserpina dolcissima. Non temo,
     Che tu m’abbia a scemare il mio salario.
gorgo
Zitto, Prassinoe. È per cantare Adone
     La figliuola d’Argea, la saggia, a cui
     Tanto onor feo di Sperchi il mesto canto.
     Canterà ben; son certa. E già alle mosse.
Alma Reina, che l’Idalio e Golgo
     Ed Erice sublime ami, o fra l’oro