Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/139

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LIB. III.

descrive ponti, linee, figure, triangoli, pentagoni, circoli et altre infinite superstitioni, che non sono utili, ne ancora necessarie alla vita dell'huomo: nella cui dottrina molti anni consumar bisogna: et in quella essendo Archimede Siracosano lungo tempo affaticatosi, fu dal soldato romano ucciso mentre nella polve dissegnava come stolto, massimamente in tempo che ognuno attendeva ò alla diffesa della patria ò alla salute propia: et accio sappiate che Marcello, come voi Musicola ci allegaste, non ne tenne tanto contro: io non ho letto mai in alcun libbro, ne credo haver letto voi altresì, ch'egli facesse del soldato, che contra il commandamento suo l'uccise, vendetta: avegna che l'arte della guerra appò Romani fosse cosi severa: che Torquato facessi morire il figliuolo quantunque vittorioso. percioche contra il suo precetto havea combattuto. De Arthmetica se consideriamo la scienza, et la contemplatione, certo non è altro che una soverchia, et inutil cura d'huomini otiosi: i quali vogliono saper la cagione, che faccia crescer il numero in infinito: qual sia perfetto; qual quadro qual piano; quali siano le proportioni, et molte altre qualità di niun momento. La pratica à niuna altra cosa appartiene, che alla mercatantia, et al guadagnio: della qual si fa beffe Horatio nell'arte poetica, biasimando i Romani, che in quella troppo studio ponessero: et dimostrando cotale scienza inchinare gli animi solamente al disiderio d'ammassare danari, et all'avaritia. Per la qual cosa convenevolmente Aristotile ne suoi problemi cercando per che gli huomini di Thratia non habbiano il numero del dieci, come gl'altri; ma solo ascen-