Pagina:Capella - L'anthropologia, 1533.djvu/154

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DELL'ANTHROPOLOGIA

difficile da sopportare, et à tutti odiosa: la quale quantunque Cicerone habbia tentato trarre di biasimo: non dimeno non nega che non sia più inchinata, che non si convenga, all'avaritia. Cosa tanto vituperosa quanto alcuna altra in cui si possa errare. Percioche come la liberalità ci rende le persone amiche: cosi l'avaritia da tutto 'l mondo è odiata, et meritamente. conciosiacosa che le città et le brigate degli huomini furono primieramente fatte, accio che l'uno all'altro sovenisse, et servisse à vicenda; ma l'avaro che più ama la robba, che non prezza la legge di Natura, non solamente nell'altrui necessità, ma non anco nelle propie vuol cavar dell'arca i malammassati thesori: et più tosto che spender ne bisogni, soffre ingannar se stesso, et la povera famiglia: la qual cosa parendomi ad ogni età sconvenevole: nella vecchiezza pare sconvenevolissima, quanto meno di camino affar ci resta, apparechiar maggior provisione per lo viaggio. Oltre à questo errore proprio et particolare dell'estrema età: non negandola isclusa da molti piaceri, gli concede i comuni: affermando con freschi et pretiosi vini sovente i vecchi pigliarsi trastullo. O' gloriosa laude da tanto philosopho alla vecchiezza attribuita. in qual cosa potria l'huomo più à gli animali brutti assomigliarsi, che come essi sanno prendere il suo piacere in satiar il ventre? Chi non sa quanto noccia la crapula? Vedete in Milano, dove l'usanza Francesca di viver più largamente ch'e nostri padri, et avoli non solevano, è introdotta, quante gotte, quante doglie di fianchi vi siano? quanto pochi invecchiano? Et se pur alcuno à gli anni maturi perviene, lo più del