Pagina:Commedia - Paradiso (Imola).djvu/419

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canto

XXIII 409

Però 1101) ebber gli occhi miei potenza Di seguitar la coronata fiamma, Che si levò appresso sua semenza. 120 E come fantolin, che ver la mamma Tende le braccia poi che il latte prese, Per I’ animo che in fin di fuor s’ infiamma, 123 Ciascun di quei candori in su si stese Con la sua cima sì, che l’alto affetto, Che avevano a Maria, mi fu palese. 126 Indi rimaser lì nel mio cospetto, Regina ca1i cantando sì dolce, Che mai da me non si partì il diletto. 129 Oli quanta è 1’ ubertà che si soffolce In quell’ arche ricchissime, che foro A seminar quaggitì buone bobolce! 13 Quivi si vive e gode del tesoro, Che s’acquistò piangendo nell’esilio Di Babilonia, ove si lasciò l’oro 133 Quivi trionfa, sotto l’alto Filio Di Dio e di Maria, di sua vittoria, E con l’antico e col nuovo concilio Colui, che tien le chiavi di tal gloria. 139 COMMENTO Dl BENVENUTO Trionfo di Cristo. Si divide il canto in quattro parti. Nella prima, Beatrice dispone Dante a vedere il trionfo di Cristo. Nella seconda, mostrasi il capo e duce della schiera. Nella terza, descrizione della milizia. Nella quarta, nona sfera. Come l’uccello che ha nido nascosto, si affanna pci cibo a’ SUOI implumi , e s’alza prima dcl giorno, e guarda verso oriente aspettando il sole che Io rischiari a provvetJerlo , così