Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/146

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finezza di gusto, non fa in apparenza che raccontare. Ma qual racconto! Non è una semplice storia; sono tante altre cose che voi imparate; il genere del lavoro che vuole esaminare, i principii che lo costituiscono, il criterio per giudicarlo, l’uomo che spiega lo scrittore, la societá che lo sospinge o gli si pone a traverso, che lo purifica o lo vizia: quell’aneddoto è un ragionamento, quel fatterello è un principio. Anche Janin studia allo stesso; ma non è dai suoi omeri. Per lo piú egli racconta per raccontare: vi si arresta, se ne compiace: sente che lá è la sua potenza. In effetti Janin racconta bene, con grazia e malizia: ora, di mezzo ai particolari abilmente aggruppati vedi sbucar fuori una circostanza che non ti attendevi e che ti sorprende; ora, t’intenerisce; ora, ti spaventa; ora, ti allegra: il suo stile è rapido e caldo; si corre difilato dal primo all’ultimo verso. Ma i fatti non sono che fatti; sono cifre che tu puoi disporre a tuo grado e cavarne i piú diversi risultamenti. Perché i fatti sieno un serio fondamento di critica, non me li hai a mutilare, me li hai a mettere in mezzo al mondo in cui vivono, e in cui hanno la loro spiegazione: mi hai a vedere nel fatto qualche cosa che l’oltrepassa e che lo illumina. Qui è il debole di Janin. La natura gli ha negato una buona vista; egli non vede tutto, né quello che vede, nella sua integritá: vede da un occhio, da un lato solo, massime quando egli ti snocciola quei fatti, con l’intenzione anticipata di cavarne questo e quello. Ora, quando tu mi guardi il fatto con l’occhio volgare, quando non vedi che esso solo e me lo scindi dall’anima che lo ha voluto e dal mondo in cui si è prodotto, tu non vedi che le sue conseguenze immediate e grossolane e giudichi come plebe. Prendiamo per esempio i fatti che Janin cita d’Alfieri, e cosí isolati, com’egli li ha riferiti: vediamo in che modo sono giudicati dal senso volgare.

          Janin. Alfieri non prestava attenzione alle lezioni de’ maestri
          Plebe. Brutto principio! Asino nacque Socrate, asino morirá.
          Janin. Cavalli e femmine: ecco la sua giovinezza.

          Plebe. Era un uomo perduto.

    Janin. Viaggiò tutta l’Europa, e non gli piacque nulla: nessuna grandezza d’uomo, nessuna bellezza di cittá gli fece impressione.