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rano la forma, o letterati vuoti, dei quali si può dire: — «Pulchra species, sed cerebrum non habent» — .

Vera storia ragionevole della letteratura non è possibile, quando si abbia un concetto cosí storto e confuso di quella. I giudizii ti riescono falsi, avendo per base il valore e l’importanza e la moralitá del contenuto, cose belle e buone, ma estranee alla letteratura, che ha in sé stessa il suo fine e il suo valore, e vuol essere giudicata secondo criteri propri, dedotti dalla sua natura. Con i criterii di Cesare Cantú, Machiavelli è rimpiccinito, Ariosto è disconosciuto, Leopardi è messo in coda alla scuola del Monti; Alfieri, Giusti, Berchet rimangono incompresi.

La fedeltá storica è anche un elemento estraneo all’arte; ed il Cantú vi dá tanta importanza che ne trae argomento a gravi censure contro il Tasso e l’Alfieri, come se l’esattezza storica fosse condizione essenziale di un lavoro artistico.

La moralitá è una buona cosa. Ma l’essere stati l’Ariosto o il Machiavelli immorali, ha cosí poco a fare con la storia letteraria delle loro opere, come l’immoralitá di Bacone ha poco a fare col suo Organo. Se ne può parlare per incidente, ma non a criterio del merito delle loro scritture.

Cerco finora la letteratura e non la trovo, o la trovo confusa con cose certo importanti, ma diverse.

Quando Dio vuole, il Cantú scende a parlare della forma, ma anche qui trovi idee vaghe e confuse. Che cosa intenda egli per forma, mal si comprende. Talora si riduce per lui a lingua e stile. La distribuzione delle parti, l’orditura del discorso, la connessione degli episodii, l’unitá in una giusta varietá ecc., questo che si può chiamare la parte meccanica di un lavoro, sono per lui il piú alto della critica letteraria, e ne fa condizione di vita o di morte per un autore: lo sa l’Ariosto, tartassato dall’inesorabile storico per questi che sono difetti affatto secondarii, e che nell’Ariosto sono talora virtú. Ben ti parla di passioni, di energia, di evidenza, di genio, di entusiasmo, d’ispirazione, d’immaginazione, di fantasia, di realtá, d’idealitá, ecc., ma sono generalitá senza valore, indizio meno