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il farinata di dante 307

sioni esterne per rendere un suono. Le impressioni sono trovate con grande felicita e originalitá, e producono meravigliosi effetti drammatici, ciò che oggi si direbbe «colpi di scena»; il suono è una sola e rapida espressione, ma che lascia intravvedere tutte le profonditá del sentimento, di un sentimento non sviluppato, non analizzato. È l’uomo ancora primitivo e spontaneo nella sua semplicitá, che vive tutto di fuori, e non si raccoglie e non si esamina, di una vita interiore sintetica, che attende l’impressione per raggiare. Per ciò l’espressione è spesso tutta intera in un tratto solo, e quando vai appresso, giá non è lo stesso sentimento graduato e riprodotto che ti è innanzi, ma una nuova impressione e un nuovo sentimento. Ciò che è proprio della maniera di concepire e di esprimere del nostro poeta, i cui tratti sono schizzi, anzi che compiute e ricche rappresentazioni. Quello che è piú sviluppato e graduato in una rappresentazione unica, è l’Ugolino, poesia perciò piú moderna e piú popolare.

Qui mancano i contorni; hai i lineamenti sostanziali; sono guizzi di luce che illuminano a un tratto tutto l’orizzonte, mi si passi la metafora, della vita interna. E tutti i lineamenti presi insieme ti offrono in ciò che ha di piú profondo e intimo il tipo del virile, come Dante l’ha concepito, l’uomo del Comune libero, scioltosi dal simbolismo de’ tempi teocratici e feudali, formato dalle lotte della vita pubblica, e giunto al piú alto segno della forza e della grandezza morale, divenuto un carattere.

È tristo a pensarlo, ma è facile a concepirlo, chi sa la nostra storia: l’uomo di Dante, il tipo del Farinata, la stoffa da cui sono usciti i grandi personaggi di Shakespeare, è rimasto unico e solo esempio nella nostra poesia! Dante stesso ne’ suoi tratti essenziali sembra un poeta estraneo all’arte italiana! Bene abbiamo per lui un’ammirazione rettorica, ma siamo fuori del suo spirito.

Dopo il lungo obblio della servitú risensati, Dante fu rimesso sugli altari, e poeti e prosatori tentarono d’instillare nelle vene del popolo un po’ di quel sangue e di quella vita.