Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/154

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le loro migliori armi erano le loro forze morali. Lá era la famiglia, e qua era la caserma, soldati di ogni gente, tutti chiamati romani, e perciò nessuno romano davvero, tenuti insieme nella vita artificiale de’ campi senz’altro stimolo che lo stipendio, senz’altro vincolo che la disciplina, formidabili non a’ loro nemici, ma a’ loro concittadini, che li chiamavano pretoriani, lontani dagli occhi e dal cuore la casa, la famiglia, il tempio, la patria, tutti gli stimoli che fanno grandi gli uomini.

E perché la scienza potè cosí poco in Italia? Perché vi erano indeboliti tutti quei limiti che svegliarono tanta potenza di vita in quella che fu chiamata etá di mezzo; fiaccati i caratteri, prostrate le forze morali, rimaste vacue forme chiesa, famiglia, patria, classe, stato, ogni organismo sociale, ogni vita pubblica, vacue forme, alle quali l’alta ironia dell’intelletto italiano aveva portato via il contenuto. Nello stesso scienziato la vita era molto al di sotto del pensiero: spesso violenti e radicali i concetti, ipocrita il linguaggio, e servili le opere. La scienza può dare un nuovo contenuto, quando trova materia che lo riceva; altrimenti è un sole, che irradia nel vuoto senza poter formare attorno a sé il suo sistema, e va in cieli piú lontani, cercando materia piú giovane e piú feconda. La scienza, perché operi sulla vita, bisogna che ami la vita, quale la trova, guasta che sia, e studii a ricreare ivi dentro gli stimoli e i limiti, nettandoli della scoria che il tempo vi ha aggiunta e riconducendoli a’ loro principii, quando erano piú nella coscienza che nelle istituzioni. Ma se il guasto è nelle radici, se insieme con la religione è mancato il sentimento religioso, se il sentimento della patria e della famiglia e della natura e della libertá è fiacco, se le stesse radici della vita son secche, cosa ti può fare la scienza? La scienza non ti può dare la vita. Anzi le volge allora le spalle, e se ne disgusta, e non segue piú il corso delle cose, segue il corso delle idee, si ritira nella solitudine del pensiero, rinunzia a qualsiasi azione immediata sulla vita, lavora per l’umanitá, fruttifica in altre terre. Cosi la scienza fu presso noi piú radicale ne’ suoi concepimenti e piú sterile ne’ suoi atti. Molti oggi ancora se ne gloriano, e vantano la luciditá dell’intelletto italiano, che