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Vedete gli studii, gli autori, le inclinazioni e le attitudini del Meli. Il sugo è questo: — Abbasso il Seicento! Viva Sannazaro e sopra tutto Metastasio! — .

Non dirò altro, che sarebbe troppo lungo discorso. Il poema fece rumore, e lo chiamarono il poetino. Ci si sente ancora la scuola, reminiscenze di quegli studii e di quelle impressioni. Figure allegoriche, viaggi fantastici, racconti mitologici, come di Galatea, e di Proserpina e di Encelado. Ci è il fantastico, ma non ce n’è il sentimento. Tutto vi è descritto, come un mondo abituale e insignificante, fino la baracca di Apollo:

                         

La cchiú vaga, cchiu nobili e cumpita.

               

Quando mi trovai l’altra sera a Villa Giulia, tutta illuminata a festa con tanta grazia e gusto, con gradazioni di colori cosí appropriate a’ colori della natura, e vidi quella piazzetta decorata di busti, incoronata di cipressi, che ti tengono il capo basso come in un cimitero, e poi quel riso di fiori, quegli affettuosi rampicanti, quegli alberi giganteschi, figli de’ secoli, fra tante ombre e luci e chiaroscuri dissi: — Ecco un mondo fantastico che ti ruba alla terra — . Cosa è la baracca di Apollo e la loggia di Metastasio? Il teatro è volgare, la scena è insipida; ma la rappresentazione è vivace. Ci vedi giá le ugna del leone; una certa forza inventiva, copia d’immagini, uno spirito arguto, un umore scherzoso e galante. Non ci è ancora il poeta; ci è il poetino.

Questo è il Meli, quale lo formò la scuola e l’accademia: questa fu la sua fatalitá. Una teoria esagerata dell’ambiente troviamo nel Taine, autore di una eccellente istoria della letteratura inglese. L’ambiente è la fatalitá, a cui nessuno può sottrarsi. Ma se l’ambiente spiega i mediocri, è inetto a spiegarmi il genio, che ci sta sopra, ed è grande non per quello, e lottando con quello. (Benissimo)

Il Meli aveva forze proprie che lo mettono al di sopra di quel mondo arcadico ed accademico, e lo rendono un poeta originale.

La fatalitá gli diede la materia e anche il concetto del suo