Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/49

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Efix se la tolse e la lisciò, pensieroso; finalmente mise sul banco la moneta dell’usuraja.

Don Predu sporgeva il viso dalla porta, e il fatto che Efix comprava una berretta così di lusso richiamò anche l’attenzione della suocera del Milese. Ella chiamò il servo con un cenno del capo, e gli domandò con solennità come stavan le sue padrone. Dopo tutto erano donne nobili e meritavano il rispetto delle persone per bene; solo i giramondo arricchiti, come il Milese suo genero, potevano mancar loro di rispetto.

— Salutale tanto e di’ a donna Ruth che presto andrò a farle una visita. Siamo sempre state buone amiche, con donna Ruth, sebbene io non sia nobile.

— Voi avete la nobiltà nell’anima, — rispose galantemente Efix, ma ella roteò lieve il fuso come per dire «lasciamo andare!».

— Anche mio fratello il Rettore ha molta stima per le tue padrone. Egli mi domanda sempre: «quando si va ancora assieme con le dame alla festa del Rimedio?»

— Sì, — ella proseguì, con accento di nostalgia, — da giovani si andava tutti assieme alla festa: ci si divertiva con niente. Adesso la gente pare abbia vergogna a ridere.

Efix piegava accuratamente la sua berretta.

— Dio volendo quest’anno le mie padrone andranno alla festa.... per pregare, non per divertirsi....