Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/158

Da Wikisource.

— 148 —


Cercò di riaddormentarsi; ma non poteva chiuder gli occhi. Le sue palpebre tremolavano e un senso di stanchezza gli fiaccava la schiena.

A un tratto un gallo cantò, e il vecchio, abbandonando le inquietudini del presente si lasciò andare ai ricordi del passato. Allora provò un senso di riposo e di oblio, come uno che lascia le sponde di un fiume e va e va sull’acqua silenziosa trasportato alla deriva da una imbarcazione leggera. Ogni volta che sentiva cantare il gallo egli ricordava gli urli che avevano echeggiato nel silenzio del salto quando sua moglie era stata aggredita.... Sua moglie! Spesso, di notte, quando egli dormiva nel letto, svegliandosi gli pareva d’averla ancora vicina, magra e calda, dura e forte. Quella era stata una donna! Mai lagrime, mai preghiere nè lamenti. Nei tristi tempi ella era stata come una verga di acciaio che non si piega; ma venuti i tempi di pace s’era spezzata d’un colpo.

Dietro la donnina, che camminava come Banna battendo i piedi per terra e con le mani nascoste entro le spaccature della gonna, una lunga processione sfilava.... Amici e nemici, giudici e vittime: appariva lo sfondo d’un bosco, s’udiva il trotto d’un cavallo, una fucilata, un grido; poi la scena cambiava: era una scena funebre; una donna coi capelli sciolti gridava vendetta; zia Giuseppa Fiore accoccolata davanti al suo focolare pittava di tanto in tanto un grido d’odio come il gufo nel bosco: Innassiu Arras correva di roccia in roccia con la sua borsa sullo spalle.... Poi appariva una chiesa campestre, con l’altare coperto di fiori rossi, un Cristo deposto sull’arazzo giallo come su un quadrato di sole.

Il vescovo di Nuoro bello come San Giovanni benediceva con due dita, e uomini e donne sfi-