Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/237

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ha cura, di te? Un povero ragazzetto ignorante e ciarlone. Anche se tu non mi vuoi bene io resterò lo stesso.... sarò io la tua serva.... e tu, un po’ per volta, mi vorrai bene ancora; io lascerò tutti, per te, parenti, amici, lo sposo, il nonno.... tutti, tutti.... come tu volevi....

— Ma adesso non voglio più! Allora ero sano. Se tu venivi forse non mi ammalavo....

— Chi lo sa? Forse il dispiacere continuava lo stesso.... Se io venivo, la calunnia... la calunnia.... continuava....

Ella non proseguì; pareva avesse difficoltà a pronunziare le parole che ricordavano l’orribile fatto. E si meravigliò nel sentir Jorgj a parlarne con calma.

— Non è vero! Se tu venivi io non mi ammalavo: io trovavo la forza per lottare. Non mi sono mai curato della calunnia; doveva cadere, come tutte le calunnie, col tempo. La verità esiste, Columba: chi ti ha spinto adesso a venir qui, a quest’ora? La verità! Ah, sono contento per questo! E verrà qui anche il tuo nonno, e tua sorella, e tutti i miei nemici. Se tu venivi subito, da me, entrambi avremmo sentito questa gioia che adesso io solo sento: e non mi sarei ammalato.... Ma non importa... Sono contento lo stesso; solo mi dispiace per te. Ma bisogna che anche tu ti faccia forza, e che tu capisca....

Ella capiva; confusamente, ma capiva.

— Tu sei intelligente, — egli proseguì: — per questo ti ho voluto bene. Se tu fossi nata in un’altra casa.... oh, come saremmo stati felici! Come tanti altri, che si incontrano, si amano, formano una famiglia.... Ma è inutile pensarci, adesso! Tu, del resto, non sarai sfortunata: la famiglia l’avrai, sarai una buona madre, ti dimenticherai di me. Va, va, ritorna a casa e sta tranquilla;