Pagina:Galilei - Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze - 1638.djvu/13

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4 Dialogo Primo

ella hà detto, parmi che dovrebbe seguire, che fusse impossibil cosa costruire due fabbriche dell’istessa materia simili, e diseguali, e trà di loro con egual proporzione resistenti; e quando ciò sia, sarà anco impossibile trovar due sole aste dell’istesso legno tra di loro simili in robustezza e valore, mà diseguali in grandezza.

Salv. Così è, Sig. Sagr. e per meglio assicurarci, che noi convenghiamo nel medesimo concetto, dico, che se noi ridurremo un’asta di legno à tal lunghezza, e grossezza, che fitta, v. gr., in un muro ad angoli retti, cioè parallela all’orizonte, sia ridotta all’ultima lunghezza, che si possa reggere, si che allungata un pelo più, si spezzasse, gravata dal proprio peso, questa sarà unica al mondo: si che essendo per esempio, la sua lunghezza centupla della sua grossezza, nissuna altra asta della medesima materia potrà ritrovarsi, che essendo in lunghezza centupla della sua grossezza, sia, come quella, precisamente habile à sostener se medesima, e nulla di più: mà tutte le maggiori si fiaccheranno, e le minori saranno potenti a sostener’ oltre al proprio peso, qualch’altro appresso. E questo, ch’io dico dello stato di regger se medesimo, intendasi detto di ogni altra costituzione, e così se un corrente potrà reggere il peso di dieci correnti suoi eguali, una trave simile à lui non potrà altramente regger’ il peso di dieci sue eguali. Mà notino in grazia V. S. e ’l Sig. Simpl. nostro, quanto le conclusioni vere, benche nel primo aspetto sembrino improbabili, additate solamente qualche poco depongono le vesti, che le occultavano, e nude, e semplici fanno de’ lor segreti gioconda mostra. Chi non vede, come un cavallo cadendo da un’altezza di tre braccia, ò quattro, si romperà l’ossa, mà un cane da una tale, e un gatto da una di otto, ò dieci, non si farà mal nissuno, come nè un grillo da una torre, nè una formica precipitandosi dall’orbe lunare? I piccoli fanciulli restare illesi in cadute, dove i provetti si rompono gli stinchi, ò la testa. E come gli animali più piccoli sono à proporzione più robusti, e forti de i maggiori, così le piante minori meglio si sostentano: e già credo, che amendue voi apprendiate, che una Quercia dugento braccia alta


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