Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/423

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dell'impero romano cap. xix. 417

ingiustamente accusato. Egli assunse la porpora nel suo principal quartiere di Colonia, e pareva, che le sue attive forze minacciasser l’Italia d’un’invasione, a Milano di un assedio. In quest’occorrenza Ursicino, Generale d’ugual grado, riguadagnò con un tradimento il favore che aveva perduto per gli eminenti suoi servigi in Oriente. Esacerbato, com’egli poteva speciosamente asserire, da ingiurie di tal natura, si affrettò con pochi seguaci ad unirsi alle bandiere, ed a tradir la fiducia del suo troppo credulo amico. Dopo un regno di soli ventotto giorni, Silvano fu assassinato, i soldati, che senz’alcuna colpevole intenzione avean ciecamente seguìto l’esempio del Capitano, tornarono immediatamente al loro dovere; e gli adulatori di Costanzo celebrarono la saviezza e felicità del Monarca, il quale aveva estinto una guerra civile senza il rischio di veruna battaglia1.

La difesa della frontiera della Rezia e la persecuzione della Chiesa Cattolica, trattennero Costanzo in Italia più di diciotto mesi dopo la partenza di Giuliano; e prima di tornar in Oriente volle l’Imperatore compiacere la propria curiosità ed alterigia con una visita che fece alla vecchia capitale2. Egli s’incamminò da Milano verso Roma per le vie Emilia e Fla-

  1. Ammiano (XV. 5.) era perfettamente informato della condotta e del fato di Silvano; egli stesso era uno de’ pochi seguaci, che accompagnarono Ursicino in quella pericolosa impresa.
  2. Quanto alle particolarità della gita di Costanzo a Roma, vedi Ammiano l. XVI. c. 10. Noi abbiam solamente da aggiungere, che da Costantinopoli fu scelto per Deputato Temistio, e ch’egli compose per questa ceremonia la sua quarta orazione.