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418 storia della decadenza

minia; e quando fu quaranta miglia vicino alla città, la marcia d’un Principe, che non aveva mai vinto alcuno straniero nemico, prese le apparenze d’una processione trionfale. Il suo splendido treno era composto di tutti i ministri di lusso, ma in un tempo di profonda pace era circondato dalle armi lucenti dei numerosi squadroni delle sue guardie e de’ corazzieri. Le spiegate loro bandiere di seta, ricamate d’oro e disegnate in forma di dragoni, sventolavano intorno alla persona dell’Imperatore. Costanza sedeva solo in un alto carro, splendente d’oro e di preziose gemme; ed eccetto che piegò il capo nel passare sotto le porte della città, affettò un imponente contegno d’inflessibile, e come sembrar poteva, insensibile gravità. Si era introdotta nel Palazzo Imperiale dagli Eunuchi l’austera disciplina della gioventù Persiana; e tal’era l’abitudine alla pazienza in essi inculcata, che durante una lenta e noiosa marcia egli non fu mai veduto muover la mano verso la faccia, o voltar gli occhi a destra o a sinistra. Fu ricevuto da’ Magistrati e dal Senato di Roma; ed osservò con attenzione gli onori civili della Repubblica e le immagini consolari delle famiglie nobili. Eran piene le contrade d’una innumerabile moltitudine. Le ripetute acclamazioni esprimevano la loro gioia, nel vedere dopo un’assenza di trentadue anni la sacra persona del loro Sovrano; e Costanzo medesimo con qualche piacevolezza indicava l’affettata sua meraviglia, che l’uman genere si fosse così ad un tratto riunito nel medesimo luogo. Fu alloggiato il figlio di Costantino nell’antico palazzo di Augusto; presedè al Senato, arringò al popolo da quel Tribunale su cui Cicerone sì spesso era salito, assistè con insolita affabilità a’ giuochi del Circo, ed accettò