Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/462

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456 storia della decadenza

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La regola principale, che dirigeva, o sembrava che dirigesse l’amministrazione di Giuliano, era un tenero riguardo per la pace e felicità de’ suoi sudditi2. Egli consacrò l’ozio de’ suoi quartieri d’inverno agli uffizi del governo civile, ed affettò di assumere con maggior piacere il carattere di Magistrato che quello di Generale. Avanti d’andare alla guerra, delegò ai Governatori Provinciali molte cause pubbliche e private che s’eran portate al suo Tribunale; ma tornato che fu, diligentemente rivide i loro processi, mitigò il rigore delle leggi e pronunziò un secondo giudizio sopra gli stessi Giudici. Superiore a quell’indiscreto ed intemperante zelo per la giustizia, ch’è l’ultima tentazione degli animi virtuosi, raffrenò tranquillamente e con dignità l’ardore d’un Avvocato, che accusava l’estorsione del Presidente della Provincia Narbonese. „Chi si potrà mai trovar reo„ esclamò il veemente Delfidio „se serve il negare?„ E chi, replicò Giuliano, „sarà mai trovato innocente, se serve l’affermare?„ Nella generale amministrazione, tanto di pace quanto di guerra, l’interesse del Sovrano è ordinariamente l’istesso che quello del popolo: ma Costanzo si sarebbe stimato altamente offeso, se le virtù di Giuliano l’avessero defraudato di una parte del tributo, ch’egli estorceva da un oppresso ed esausto paese. Il Principe, ch’era investito delle insegne della

  1. Le truppe una volta proruppero in un ammutinamento, avanti al secondo passaggio del Reno. Ammiano XXII. 9.
  2. Ammiano XVI. 5. XVIII. 1. Mammertino in Paneg. Vet. XI. 4.