Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/167

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NOVELLE 165

Il capo-sezione credeva che io andassi a salutarlo e a scusarmi; ma io l’ho guardato con indifferenza, senza troppo sdegno o benevolenza, come se non vedessi anima viva. Guardavo tutta quella combriccola burocratica e pensavo: «Che avverrebbe se costoro sapessero chi è seduto fra loro?». Signore Iddio, quante follie farebbero! Lo stesso capo-sezione comincerebbe dall’inchinarsi fino a terra, come fa adesso col nostro Direttore. Mi portarono innanzi alcune carte, perchè le copiassi. Ma non le toccai neppure col mignolo. Dopo alcuni minuti, ecco tutti appaiono sconvolti. Dicevano che stava per passare il Direttore. Molti cinovniki si disponevano a gara per mostrarglisi; ma io non mi mossi dal posto. Quando passò nella nostra sezione, tutti abbandonarono l’uniforme; io invece rimasi lì, com’ero. Che cosa è un Direttore? Ch’io mi alzi inanzi a lui? Mai! Chi è codesto Direttore? È un turacciolo e non un Direttore. È un turacciolo comune, un semplice turacciolo, e nient’altro, come quello con cui si tura una bottiglia. Quel che per me è stato più ameno, avvenne quando mi portarono a firmare una carta. Credevano che in calce al foglio io scrivessi: Il capo di Ufficio Tizio di Caio». Baje! In testa al foglio, proprio là dove firma il Direttore del Ministero, scrissi a grandi lettere: «Ferdinando VIII». Bisognava vedere che rispettoso silenzio regnò d’intorno; ma io feci solo un cenno di mano, dicendo: Io non chiedo alcun segno di sommissione!» e uscii. Di là, andai difilato nell’appartamento del Direttore. Lui non c’era. Un valletto volle impedirmi l’entrata, ma io gli dissi tal parola, che si lasciò cadere le mani. Così vo diritto al salottino da toeletta. Lei era seduta davanti lo specchio; trasalì e si scosto da me. Non le avevo tuttavia detto che ero il re di Spagna. Le dissi solo che stava per allietarla una grande gioia, sì grande che lei non poteva neppur figurarsela, e che, a malgrado degli intrighi dei miei nemici, diverremmo l’uno dell’altra. Non volli dirle altro e me ne andai. Oh, la donna è un essere audace: solo adesso capisco che cosa è la donna. Sinora nessuno ha saputo di che cosa è innamorata: l’ho scoperto io, pel primo. La donna è innamorata del diavolo. Sì, del diavolo, sul serio. I fisici scrivon fandonie, dicendo, dicendo ch’è questo o quello; ella ama unicamente il diavolo. Ve’: da un palco di prima fila, lei fissa qualcosa con l’occhialetto. Voi supponete che guardi quel messere bracalone, che ha una placca cavalleresca. Niente affat-