Pagina:Il Brasile e gli Italiani.djvu/8

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Della storia brasiliana, che pur ha un capitolo di storia italiana con Garibaldi, della letteratura, delle arti, dell’economia, dell’evoluzione di questa repubblica, non si parla nemmeno. Chi tentò di parlarne, o si limitò a un campo troppo ristretto e arido — o fu letto da pochissimi — o fu del tutto inascoltato. Quasi sempre fu accolto con diffidenza.

Quanti sono oggi in Italia, di coloro che non sian già stati qui, che conoscono qualche cosa, anche solo sommariamente, di questo meraviglioso paese?

Uno studente vi saprà dire dove si trova, o quello che produce e ciò che può offrire una cittadella della Cina o della Persia; ma se gli domandate di S. Paulo, o di Minas Geraes, o del Paraná e di S. Catharina e Rio Grande, dove pur si trovano quasi due milioni di italiani, resterà a bocca aperta: se non dirà, tranquilamente, che sono provincie del Plata.

Quante volte gli italiani che di qui ritornano in Italia per affari o semplicemente per rivedere la patria mai obliata, si sentono chiedere da amici professionisti, commercianti, industriali e magari da qualche onorevole membro della Camera legislativa: — Come vestono in Brasile? E come mangiano? Vi sono ferrovie e trams elettrici? E teatri? E bestie feroci se ne vedono?

Queste non sono esagerazioni. Vorremmo lo fossero. Sono purtroppo verità dolorose. Dolorose e dannose, poi che esse spiegano le cause per cui i rapporti italo-brasiliani non siano ancora sviluppati come dovrebbero.

Ebbene, è contro questa ignoranza collettiva, questa irriducibile diffidenza che è fatto questo libro. Ci è sembrato che questa battaglia contro i pregiudizî e i preconcetti entrasse nei nostri doveri di giornalisti; e la tentiamo con un volume non di discussione, o di critica, o di dottrina, ma con questa raccolta di documenti.

Crediamo che dinanzi alle cifre, alle prove evidenti dei progressi compiuti dal Brasile in pochissimi anni; dinanzi alla dimostrazione irrefutabile di quanto ha qui operato l’emigrante italiano con le sole sue forze, senza aiuti nè di capitali nè di incoraggiamenti della madre-patria; dinanzi alle indicazioni precise, facilia essere controllate, al documento fotografico che attesta il celere svolgersi della vita civile, i pregiudizi dovranno cedere il campo.

Questa è la natura dell’opera.

Non abbiam voluto fare un libro dotto ed arido. Nessuno, o ben pochi lo leggerebbero. E noi vogliamo che queste cose sian lette e capite da moltissimi.

Presentiamo perciò una serie di monografie concise e piani, molti prospetti statistici, una rapida descrizione dell’ambiente de gran numero di illustrazioni.

Premesso un largo cenno del Brasile, delle ricchezze naturali che possiede, della sua organizzazione, delle risorse che offre, del grado di progresso civile cui è giunto, parliamo del lavoro degli italiani, dimostriamo ciò che in poco più di un decennio ha compiuto qui la nostra collettività; e aggiungiamo, come un’appendice, delle notizie sulle industrie italiani. I nomi, gli indirizzi, le fotografia saran prove evidenti.

Non vogliamo persuadere con le parole: presentiamo dei fatti: in ogni tempo essi furono eloquenti.