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44 viaggio nel mar rosso e tra i bogos.

per non compromettere tutti i nostri progetti, e la mattina del 5 aprile si mise alla vela 1.

Da principio, mentre il vento ci secondava gagliardamente, il mare era sempre mosso, e la barca s’alzava e s’abbassava in siffatto modo, che il mio stomaco n’era tutto sconvolto, e non mi riusciva la notte di pigliar sonno. Sottentrata la calma, la nostra navigazione si continuò quietamente, e ben presto si profilarono all’orizzonte le alpi etiopiche, e si riconobbe il gruppo del Gadam, appiè del quale si asconde l’isoletta di Massaua. Il grave e serio contegno dei marinai e dei passeggieri si cangiò allora in clamorose dimostrazioni di giubilo, pel viaggio in s ìbreve tempo compiuto e per la speranza di toccare ben presto la terra. Ora manifestavano la loro allegrezza cantando o meglio vociando barbaramente, accompagnandosi col battito concitato del tamburello; ora percuotevano tutti insieme le mani a tempo secondo un ritmo determinato, qualche volta danzavano con bizzarre contorsioni; e così continuarono a far baldoria, fino al momento in cui si dette fondo nel porto. Dopo l’arrivo ci disponevamo tosto ad abbandonare il sambuk, quando l’autorità sanitaria ci significò che eravamo condannati a tre giorni di contumacia, da scontarsi nel nostro domicilio galleggiante. Subìto, non dirò con pazienza, ma con rassegnazione, questo inaspettato contrattempo, profittammo immediatamente della nostra libertà per scendere nell’isola e consegnare le commendatizie, di cui eravamo muniti, al governatore e ad alcuni Europei residenti in Massaua.

  1. Il giorno stesso ancorava nella baia la Vedetta, di cui son note le dolorose peripezie, e dopo aver fatta una breve stazione in quelle acque, ritornava in Europa, riconducendo il professore. L’Africa vi giunse poco appresso reduce da Bombay, e ripartì subito dopo per Suez e Genova.