Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/1245

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874- EPISTOLARIO-1826 A Pietro Brighenti. [s.d., ma Bologna, 23 marzo 1826] Caro amico Mi pare che tu mi dicessi una volta che qui erano graditi i formaggi della Marca. Se questo è, posso io ardire di offrir- tene un saggio? Noi ne offriamo al nostro Curato quando pren- diamo pasqua. Io che non prendo pasqua, ne offro al mio P. Abate, e lo prego di assolvermi senza curarsi di sentire i miei peccati, che non ne varrebbero la pena, perchè, fuori di quello già scancellato col battesimo, non hanno niente di originale. Desi- dero poi che non sia meno indulgente del nostro Curato, il quale ci perdona la libertà che noi ci prendiamo di offrirgli queste bagattelle. E dandogli la buona pasqua, mi dichiaro suo umile servitore e suddito fra Jacopo da Monte Morello. Chiudo ben bene il biglietto per non andare a pericolo che la donna, interpretandolo in cattivo senso, lo porti all’Inqui- sizione.

875. Di Monaldo e Paolina Leopardi.
Recanati 23. Marzo 1826

Mio Caro Figlio Paolina deve spedirvi alcune Fedi della discendenza di Adamo, ed io usurpo volentieri due righe alla sorella per augurarvi una Pasqua veramente felice, ed accompagnare con la mia benedizione quelle che otterrete dalla misericordia divina in questi giorni di propiziazione e di Pace. La quadragesima a Dio piacendo ci ha trattati assai bene, ed io la vedo finire con minore compiacenza che gli anni scorsi. La Msa Roberti vi saluta, e così Mons.r Mazzagalli, e il segretario del Comune. Addio mio caro Giacomo. Vi abbraccio con tutto il cuore vro Aff.° Padre