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EPISTOLARIO-1826
A Pietro Brighenti.
[s.d., ma Bologna, 23 marzo 1826]
Caro amico
Mi pare che tu mi dicessi una volta che qui erano graditi
i formaggi della Marca. Se questo è, posso io ardire di offrir-
tene un saggio? Noi ne offriamo al nostro Curato quando pren-
diamo pasqua. Io che non prendo pasqua, ne offro al mio P.
Abate, e lo prego di assolvermi senza curarsi di sentire i miei
peccati, che non ne varrebbero la pena, perchè, fuori di quello
già scancellato col battesimo, non hanno niente di originale. Desi-
dero poi che non sia meno indulgente del nostro Curato, il quale
ci perdona la libertà che noi ci prendiamo di offrirgli queste
bagattelle. E dandogli la buona pasqua, mi dichiaro
suo umile servitore e suddito
fra Jacopo da Monte Morello.
Chiudo ben bene il biglietto per non andare a pericolo che
la donna, interpretandolo in cattivo senso, lo porti all’Inqui-
sizione.
875. |
Di Monaldo e Paolina Leopardi. |
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Mio Caro Figlio
Paolina deve spedirvi alcune Fedi della discendenza di Adamo, ed
io usurpo volentieri due righe alla sorella per augurarvi una Pasqua
veramente felice, ed accompagnare con la mia benedizione quelle che
otterrete dalla misericordia divina in questi giorni di propiziazione e
di Pace. La quadragesima a Dio piacendo ci ha trattati assai bene,
ed io la vedo finire con minore compiacenza che gli anni scorsi. La
Msa Roberti vi saluta, e così Mons.r Mazzagalli, e il segretario del
Comune. Addio mio caro Giacomo. Vi abbraccio con tutto il cuore
vro Aff.° Padre