Mio caro Giacomino. Avete ricevuta la mia ultima da Vicenza, di
circa due settimane fa? Ora sono in Bologna: ma verso la fine del mese
voglio essere in Recanati, e vedere il mio Giacomino. Come state? Io
sto benissimo; e sarammi un poco di fatica lasciare Bologna. Quanto
mi fareste piacere se mi mandaste qua delle vostre nuove; poiché da
sì gran tempo ne son privo! Ricordatemi al Signor Padre, e al fratello;
ricordatemi a voi stesso; poiché v’amo, vi desidero e vi abbraccio con
tutto il cuore
PG
Mio Carissimo. Mi fa maraviglia che ai 6 non aveste rice-
vuto ancora una mia dell’ultimo del passato che indirizzai costà
raccomandata al Sig. avvocato Brighenti come m’ingiungevate.
Non faceva altro che salutarvi e pregarvi, che, semprech’ave-
ste potuto senza disagio, quando foste stato vicino, mi aveste
avvisato. Io v’aspetto impazientissimamente, mangiato dalla
malinconia, zeppo di desideri, attediato, arrabbiato, bevendomi
questi giorni o amari o scipitissimi, senza un filo di dolce nè
d’altro sapore che possa andare a sangue a nessuno. Certo ch’a-
vendo aspettato tanto tempo la vostra visita, adesso ch’è vicina,
ogni giorno mi pare un secolo, nè sapendo come riempierli, (e
quando anche per l’ordinario sapessi, ogni cosa mi dee parer
vana rispetto alla conversazione vostra) sudo il core a sgozzarli.
Direte: e lo studio? In questi giorni io sono come chi ha Tossa
peste dalla fatica o dal bastone: tanto ho l’animo fiacco e rotto,
che non son buono a checchessia. Godo che Bologna vi piaccia
ancora tanto da non sapere come ve ne staccherete. Fate conto