Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/331

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carnasso, io reputo buona avventura per le lettere, e per la mia Col- lana, ch’essa abbia lavorato già intorno ai medesimi. Perciocché ho tanta fidanza nell’ottimo suo cuore, e nel suo zelo per le buone let- tere, che non dubito punto ch’ella non voglia fare il sagrifizio, che instantemente le chieggo, di dare cioè alla sua traduzione quella forma, che più le paia opportuna per renderla pubblica. Nel che, se ad onta delle cose ch’ella accenna, io insisto, lo fo sulla sincera idea, che tal lavoro non sia per esserle nè aspro, nè malagevole, avendo ella già fatto il più. Così poi, non lascierò [s/c] di far uso anche di quante illustra- zioni Ella possa credere conveniente cosa pubblicare in proposito, se ciò le aggrada, quando pur fossero di tale natura da non collegarsi col- l’indole della Collana riguardata rigorosamente. Nè occorre che si faccia alcun obbietto sulla proprietà di tali sue composizioni, perciocché que- ste saranno sempre sue pienamente, e a me basterà il grazioso uso, che me ne permetta. Tengo adunque che pei suddetti frammenti voglia ella favorirmi; rimettendomi a lei pel tempo, il quale però desidererei che non fosse oltre tre o quattro mesi all’incirca. Così potessi dirle del trattatello di Luciano sul come vada scritta l’istoria; il quale da chi mi assiste nella Impresa si era già proposto di porre nel primo volume; onde non avendolo ella pronto, e volendo io pubblicare il primo volume, se posso in Ottobre, sarà d’uopo, che si provveda altrimenti. Siccome poi Ella amorevolmente mi dice, che io concreti con mag- gior precisione alcun altro mio desiderio; giacché si è parlato della tra- duzione di frammenti di Dionigi d’Alicarnasso, parlerò volentieri di quella della intera Opera. Quindi è, che vengo a proporle di voler emen- dare, e migliorare alcune delle meno cattive traduzioni di questo Autore, quale a lei piaccia di scegliere. Il qual lavoro voglio sperare, che per la stretta connessione che ha con quello de’ frammenti, le sarà più gradito. Così poi assumendo questo carico, potrà mutarsi la misura del tempo, che per quelli ho di sopra indicata; mettendola arbitra del mede- simo, ben persuaso, che discretamente combinerà il comodo suo, e le mie necessità. E qui riconfermandole, che di quanto si vorrà dare la pena di fare per amor mio, mi farò impegno, che s’abbia prova di mia riconoscenza; pronto altrimenti ad udire, ciò che in proposito ella credesse di aggiun- gere, con veracissima e rispettosa stima mi confermo Umilis.0 Dev.mo Serv.c Giò Batta Sonzogno