Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/445

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241. A Carlo Leopardi.
[s.d., ma Recanati, fine di luglio 1819]

Mio caro. Parto di qua senz’avertene detto niente, prima per- chè tu non sia responsabile della mia partenza presso veruno; poi perchè il consiglio giova all’uomo irresoluto, ma al risoluto non può altro che nuocere: ed io sapeva che tu avresti disap- provata la mia risoluzione, e postomi in nuove angustie col cer- care di distormene. Sono stanco della prudenza, che non ci poteva condurre se non a perdere la nostra gioventù, ch’è un bene che più non si racquista. Mi rivolgo all’ardire, e vedrò se da lui potrò cavare maggior vantaggio. Tuttavia questa delibe- razione non è repentina; benché fatta nel calore, ho lasciato pas- sare molti giorni per maturarla; e non ho avuto mai motivo di pentirmene. Però la eseguisco. Era troppo evidente che se non volevamo durar sempre in quello stato che abbonivamo, ci con- veniva prendere questo partito; e tutto il tempo ch’è scorso non è stato altro che mero indugio. Altro mezzo che questo non c’era: convenia scegliere, e la scelta ben sapete che non poteva esser dubbiosa. Ora che la legge mi fa padrone di me stesso,1 non ho voluto più differire quello ch’era indispensabile secondo i nostri principii. Due cagioni m’hanno determinato immediata- mente, la noia orribile derivata dall’impossibilità dello studio, sola occupazione che mi potesse trattenere in questo paese; ed un altro motivo che non voglio esprimere, ma tu potrai facil- mente indovinare. E questo secondo, che per le mie qualità sì mentali come fisiche, era capace di condurmi alle ultime dispe- razioni, e mi facea compiacere sovranamente nell’idea del sui- cidio, pensa tu se non dovea potermi portare ad abbandonarmi ,i occhi chiusi nelle mani della fortuna. Sta bene, mio caro, e ,1 riguardo mio sta lieto, ch’io fo quello che doveva fare da molto 1 einpo, e che solo mi può condurre ad una vita se non contenta, ■il meno più riposata. Laonde se m’ami, ti devi rallegrare: e quando io non guadagnassi altro che d’esser pienamente infe-