Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/446

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lice, sarei soddisfatto, perchè sai che la mediocrità non è per noi. Porto con me le mie carte, ma potendo avvenire che fos- sero esaminate, non voglio comprometter me, e molto meno le persone che mi hanno scritto, col portarne qualcuna che sia sospetta. ITo separate tutte quelle di questo genere, sì mie, che altrui (cioè lettere scrittemi) e postele tutte insieme sul comò della nostra stanza. Ve ne sono anche di quelle che non ho voluto portare perchè non mi servivano. Te le raccomando: abbine cura e difendile: sai che non ho cosa più preziosa che i parti della mia mente e del mio cuore, unico bene che la natura m’abbia concesso. Se verranno lettere del mio Giordani per me, aprile e rispondi, e salutalo per mio nome, e informalo della mia riso- luzione. Al Brighenti si debbono paoli 8 per la Cronica del Com- pagni, paoli 3 per le prose del Giordani, e bai. 16 di errore nella spedizione del danaro per l’Eusebio. In tutto i e 36. Proccura che sia soddisfatto, e dimanda perdono a Paolina se i 3 paoli che mi diede pel Giordani, e i bai. 16 per l’uso detto di sopra, gli ho portati con me, sperando ch’Ella non avrebbe negato que- st’ultimo dono al suo fratello se glielo avesse chiesto. Oh quanto avrei caro che il mio esempio servisse a illuminare i nostri geni- tori intorno a te ed agli altri nostri fratelli! Certissimamente ho speranza che tu sarai meno infelice di me. Addio, salutami Paolina e gli altri. Poco mi curo dell’opinione degli uomini, ma se ti si darà occasione, discolpami. Voglimi eternamente bene, che di me puoi esser sicuro sino alla morte mia. Quando mi trovi in luogo adattato a darti mie nuove, ti scriverò. Addio. Abbraccia questo sventurato. Non dubitare, non sarai tu così. Oh quanto meriti più di me! Che sono io? Un uomo proprio da nulla. Lo vedo e sento vivissimamente, e questo pure m’ha determinato a far quello che son per fare, affine di fuggire la considerazione di me stesso, che mi fa nausea. Finattantochè mi sono stimato, sono stato più cauto; ora che mi disprezzo, non trovo altro con- forto che di gittarmi alla ventura, e cercar pericoli, come cosa di niun valore. Consegna l’inclusa a mio padre. Domanda per- dono a lui, domanda perdono a mia madre in mio nome. Fallo di cuore, che te ne prego, e così fo io collo spirito. Era meglio