Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/589

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357. A GlANNANTONIO ROVERELLA.
Recanati 20. Nov. 1820.

V. S. mi scrive della mia canzone molto amorosamente, e nello stesso tempo mi regala una sua traduzione, in maniera ch’io non so di qual cosa io la ringrazi da vantaggio. Ma il diletto che m’hanno recato i suoi versi puri, facili, delicati, supera ogni altro riguardo; e io la ringrazio sopra tutto di questo dono carissimo e graziosissimo. Non ho mai veduto la tragedia che V. S. mi signi- fica,1 relegato come sono, fuori del mondo civile e letterario, in questa città senza lettere, senza commercio scambievole, senza operosità, senza vita di sorta alcuna, dov’io non albergo se non come si farebbe in un romitaggio. V. S. si mostra informata che mio padre impedì che non si stampasse un’altra mia canzone. Avrebbe impedito anche questa se l’avesse veduta. Oltracciò ella è stata interdetta e sequestrata per comando supremo in tutta la Lombardia e la Venezia: e in questo medesimo Stato, de’ pochi esemplari che n’ho spedito in diverse parti, io non credo ch’abbia avuto ricapito se non quello c’ho mandato a V. S. Insere nunc, Meliboee, piros, pone ordine vites.2 Ella mi voglia bene, m’adopri, e mi creda

358. Ad Angelo Mai.
Recanati 24 Novembre 1820.

V. S. non si sdegna di ricordarsi ch’io le scrissi di parecchie osservazioni che avea preparato intorno alle sue scoperte; e oltracciò si compiace di domandarmele. Ma il mal essere cor- porale, e gli altri mille impedimenti che frastornano gli studi miei, non me le hanno ancora lasciate mettere insieme, nè sten- dere e disporre in maniera che si possano leggere, o se ne possa cavare nessun costrutto. Solamente questi mesi addietro son venuto a capo di una lettera abbastanza lunga sopra l’Eusebio,