Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/799

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giornata, e conveniva adattarvisi. Io dissi sopra quella Orazione il mio parere, che fu seguito e confermato dagli altri, fuorché da Monsig. Mai che per accidentalità non attese al discorso. In somma l’Orazione fu disapprovata a pieni voti. Dopo il pranzo, avanti di prendere il caffè, si seppe che quelTEcclesia- stico sconosciuto era l’Abate Missi[rini]2 che Monsig. Mai aveva inavvertitamente trascurato di far conoscere ai commen- sali. Dispiacque a tutti l’inconveniente, ma non essendovi nep- pur luogo a scuse, convenne dissimulare. Usciti di là, io non parlai, ma tutti gli altri e lo stesso Missirini raccontarono subito il fatto a mezzo mondo, e tutta Roma letterata fu piena di que- sta bagattella, della quale Missirini ed io fummo i protagonisti, perchè gli altri erano venuti dietro al parer mio. Veramente le risate che furono fatte di questo incidente in vari luoghi, non furono alle mie spalle. Seppi poi che Missirini aveva mandati a Monsig. Mai certi pettegolezzi perchè li rimettesse a me, e che Monsignore era stato a posta da lui e l’aveva persuaso a non farne altro.' Le ho raccontato questa storiella per ubbi- dirla. Noi abbiamo un gran freddo, e la primavera si tira sem- pre addietro, ma tutti stiamo bene. La prego dei miei rispetti alla Marchesa Roberti ed anche de’ mici saluti al povero Dott. Masi, s’Ella ha occasione di vederlo. E baciandole la mano mi ripeto suo amorosissimo figlio Giacomo

535. Di Carlo Leopardi.
Recanati 16 Marzo 1823.

Caro Buccio Ho avuta la tua dei 12 in questo momento, perchè, come avrai saputo, quel Corriere ha dovuto trattenersi due giorni per una specie di valanga caduta non so ancor bene in qual punto della strada; il qual trattenimento deve aver incontrato, a quanto si dice, anche l’altro Cor- riere che portava a voi altri le nostre lettere del 14. Non perdo dun-