Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, I.djvu/801

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Roma ec. ec. Core mio, quando si ha bisogno, e si merita, il doman- dare non è vergogna: tu certo non arrossiresti avanti Dio di una domanda simile, e la crederesti più che giusta; avanti gli uomini poi, bisogna pensare che nel nostro caso i tre quarti della faccia li impronta il personaggio che s’incarica di presentar la domanda, giacché la per- sona che la fa, o non è conosciuta anteriormente, ovvero in caso di rifiuto nessuno sa che l’abbia fatta fuorché quello a cui è stata presen- tata. E di più in un impegno come questo non si deve dimenticarsi che come accordandosi la grazia, non se ne deve aver nessuna obbli- gazione perchè è stata accordata a solo oggetto di compiacere il media- tore, così viceversa. Non posso far a meno di dirti ch’io penso che tu debba ringraziar la sorte perchè t’ha messo in una posiz.' in cui devi riguardare questo più come suo che come tuo affare. Delle cose che mi dici sopra il P. Latini, grazie. Domani le rega- lerò a Caporalini, che ha fatto che ti classi questa noja. Grazie anche maggiori dei saluti che mi dai per parte di Giordani. Quando gli scrivi ritornaglieli sinceri per mia parte, e puoi dirgli che Carlino non studia, e non conosce più altra passione che la rabbia. Io veramente ti scrissi di quell’ambasciata a D.“ Marianna, e te lo dico, non già perchè torni conto a parlarne, ma affinchè non m’accusi di calunnia. Mi ricordo che te lo dissi nella lettera che ti mandai con- temporaneamente ai sonetti; sicché a quanto pare, l’hai ricevuta. Quanto a quella che mi fece fare nella lettera a Paolina, e che ha ripe- tuto anche a te, già capirai che io non sono d’umore da rispondere ai scherzi di questa lepida donna: perciò ho fatto che Paolina non classe nel suo riscontro nemmeno cenno di averli letti. Fra noi due poi, quali diavolo sono queste grate occupazioni che si va sognando? Ti giuro che se avessi grate occupazioni, mi scorderei ben presto di lei, e di tutto quello che la circonda, cosa che, per altro contro suo merito, non posso fare, e questo è il più grande dei miei mali. Se l’ultimo Cor- riere non si è divorata una mia lettera, saprai la ragione per cui non è arrivata in corso la musica che ti annunziai, ed è che la spesa postale essendo troppo grande, la consegnai in vece al S.r Borgianelli di Monte Lupone, che dovrebbe esser costì prima di questa. - Buccio mio caro, bisogna che ti lasci per chiuder la lettera che bisogna conse- gnar questa sera per l’oggetto della francatura ec. Ti abbraccio più stret- tamente che posso, accordami di non dirti nulla delle tante cose che ho nel cuore, voglimi credere che son troppe e troppo tumultuanti per sapertele esprimere. Sappi solo che ti voglio un gran bene e che tutto mi parla di te più forte che mai, ma che serve? Addio addio.