Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/104

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1105. Ad Antonietta Tommasini.
Firenze 6 luglio 1827.

Pregiatissima Signora ed Amica Sono stato finora con desiderio ardentissimo di scrivere per dimandar le loro nuove, ma gli occhi non mi hanno lasciato sod- disfarlo. Il viaggio veramente non mi nocque, ma in Firenze la flussione e l’enfiagione delle palpebre mi si rincrudirono assai. Ora sono libero dalla flussione; mi resta una debolezza ecces- siva de’ nervi ottici, la quale non passerà probabilmente se non col caldo. Passo tutto il giorno in casa al buio, ed esco fuori solamente verso la sera, come un pipistrello. Ma che fa Ella? che fa la sua famiglia? e dove si trovano ora? a Bologna o a Parma? Non sapendo dove indirizzar la presente, la raccomando al Sig. Professore,1 a cui l’acchiudo. Giordani fa mille e mille saluti a Lei, al Professore; alla Clelietta, a Emilietto; all’Ade- laide, al prof. Maestri; in particolare a ciascuno. Noi parliamo spesso di loro, con affetto grande. E l’Adelaide che fa? come sta la sua salute? io non le scrivo, perchè questa molesta incer- tezza del luogo della loro dimora al presente, mi ritiene la penna in mano: Ella la saluti tanto per me. Ebbi i loro gentili saluti dal Niccolini di Napoli, e ne rendo grazie infinite. Per amor di Dio, Ella mi dia nuove di se, e della sua salute: mi dia nuove ancora del Sig. Professore, e di tutta cotesta più che amabilis- sima famiglia: la quale saluto tutta con tutto il cuore. Se Ella vede il prof. Orioli, mi faccia grazia di ricordarmegli. Continui a volermi bene, mi scriva, e mi creda sempre

Suo obblmo, affmo servo ed amico.
G. Leopardi