Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/142

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stumato, non lascia però di confondermi, perchè conosco il mio poco merito. Debbo renderle grazie infinite per la conoscenza che Ella mi ha procurata del Sig. Barone Savigny e della sua famiglia. L’uno tanto buono quanto dotto e grande; l’altra, non saprei se più amabile o più colta. La sua lettera e il Sig. Barone mi hanno cagionata una gratissima sorpresa, annunziandomi che fra pochi giorni io avrò il bene di rivederla in Firenze. Avrò veramente carissimo di essere informato del suo arrivo al più presto possibile. Se Ella ne manderà avviso, arrivando, a que- sto Gabinetto letterario del Sig. Vieusseux, io non mancherò certamente di saperlo e di profittarne senza ritardo. A voce le renderò buon conto di tutto ciò che concerne il Sig. Niebuhr. I libri che egli desidera, non ho potuto fin qui trovarli in Firenze, anzi non gli ho mai veduti in mia vita, eccetto il Trattato di Leone Allacci de Gcorgiis nella ristampa datane nella Bibl. gr. del Fabricio. Il Sig. Niebuhr mi onora molto superiormente al mio merito, quando egli mi propone delle fatiche filologiche. Senza alcuna esagerazione di modestia, io mi conosco in que- sta materia tanto ignorante, che mi vergognerei di attribuirmi in ciò la minima capacità: massimamente attesa l’assoluta man- canza di libri filologici in Italia, la pochissima lettura che io posso fare, e la necessità in cui mi son trovato e mi trovo, di occu- parmi in altri studi. Del resto, io farò per servire il Sig. Nie- buhr (cosa di cui mi protesto ambizioso) tutto quello che mi permetterà lo stato de’ miei occhi, il quale è tanto infelice, che in Firenze io non ho mai potuto uscir di casa durante il giorno, e non altrimenti che con gran difficoltà e per intervalli, ho potuto scrivere questa lettera. Seppi ultimamente che Ella aveva dato avviso al mio Zio Antici, che si pensava a nominarmi costì ad una Cattedra.1 Questo impiego mi sarebbe molto grato, purché l’onorario fosse sufficiente a un discreto mantenimento. Con viva impazienza di rinnovarle personalmente le prote- ste della mia gratitudine e rispettosa affezione, mi confermo

Suo drho obblmo amico e servitore
Giacomo Leopardi

Firenze 20 Settembre 1827