a Livorno o a Pisa, così non dispero di rivedervi nella vostra
villa, almeno dopo l’inverno. Il Giordani, il Montani, il Vieus-
seux vi risalutano caramente: farò le parti vostre col Niccolini
quando io lo vegga, che sarà presto. Conservatemi l’amor vostro,
chè io lo merito veramente, perchè vi amo assai assai; vi amo
tanto, quanto vi stimo. Se posso servirvi, adoperatemi, chè mi
farete un piacer singolare. Addio con tutta l’anima.
Il vostro Leopardi.
L’abate Leoni ha voluto promettermi di recarvi la presente.
1147. |
A Barthold Georg Niebuhr. |
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[Firenze 27 Settembre 1827] |
Pregiatissimo Signore
Mi prevalgo del mezzo del Sig. Cavalier de Bunsen che passa
di qua recandosi in Prussia, e profitto della sua cortesia, per
far pervenire a Lei questo foglio, che le ricordi la mia costante
venerazione e devozione al suo alto sapere, alle virtù ed alla
bontà sua. Il Sig. Cav. de Bunsen mi ha rallegrato più volte,
con darmi notizia della memoria che Ella conserva di me. Intendo
ora da lui che Ella attende da me qualche articolo pel suo Museo
Renano. Debbo ringraziarla grandemente dell’onore che Ella
mi fa, stimandomi abile a scrivere per un’opera così riputata:
ma quest’onore non lascia di farmi vergognare dentro me stesso,
perchè mi conosco troppo lontano dal meritarlo. Ella non ignora,
Pregiatissimo Signore, il misero stato, anzi la intera nullità, delle
scienze filologiche in Italia. Mancando affatto di libri di que-
sto genere, trovando questi studi totalmente ignoti e sgraditi
al nostro pubblico, obbligato anche da una debolezza estrema
di nervi a risparmiare al possibile i miei occhi, e a contentarmi
di pochissima lettura; le confesso che, quantunque di malissimo
grado, mi son ridotto a rinunziare quasi affatto alla filologia.
Oltre di ciò, pubblicandosi il Museo Renano in tedesco, non