Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/150

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1148. Ad Antonio Fortunato Stella.
Firenze, 27 Settembre 1827.

Amatissimo signore ed amico, La cara sua del 12 corrente, indirizzata a Bologna per errore di chi fece la soprascritta, da Bologna mi giunse qua coll’ultimo ordinario, l’altro jeri. Quando io presentai al Piatti il suo primo biglietto, egli mi domandò di Lei, e non fece alcuna difficoltà di contarmi tosto i 20 scudi: ma dicendogli io per civiltà, giacché era la prima volta ch’io lo vedeva, che si prendesse il suo comodo, egli mi promise di por- tarmeli l’indomani. Non lo vidi più: colpa dell’indolenza sua solita e conosciuta. Ricevuto il suo secondo biglietto, egli aspettò certamente che io tornassi da lui a prendere il danaro, o che vi mandassi: non essendo io tornato, ne mandato alcuno, egli non si diede altra briga. Qui mi par di vedere che se egli non ha voluto usar cortesia verso di me, non ha però inteso di man- care verso di Lei. Per questa ragione, e pel ritardo postale della sua del 12, ho creduto di astenermi dal consegnare al Piatti il di Lei biglietto: glielo farò aver però subito, se Ella, ciò nono- stante, vorrà così. Godo assai di sentire che Ella sia a Varese colla sua fami- glia, alla quale la prego di fare tanti e tanti cordialissimi com- plimenti da mia parte. Le confermo del resto la mia del 20 andante. Insieme al Mazzo di Fiori del Cesa, Ella mi farebbe vera grazia se potesse mandarmi due copie del Discorso sopra l’Orazione di Gemisto Pletone, supposto ch’Ella ne abbia. La saluto di tutto cuore, e l’abbraccio. Del suo biglietto al signor Moratti profitterò all’occasione, in caso di bisogno. Suo cor- dialissimo amico e servitore Giacomo Leopardi.