Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/234

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che vi piacerebbero più che la crescia:1 io ne manderei una per la posta a Paolina (perchè è roba che ci entra il zucchero), ma bisogna mangiarle calde, e io non posso mandare per la posta anche il forno. ITo già scritto a Paolina che tengo preparato un libro per voi; ci sono anche de’ rami. Ve lo porterò io stesso, se prima non avrò trovata qualche occasione. Dite a Paolina che l’Antologia francese ancora non è arrivata. Chi è quel Monsignor Scerra di cui mi parlate? e qual è il benefizio di S. Sebastiano? forse quello contrastato dall’Arci- diacono? Scrivetemene, o fatemene scrivere. - Ringraziate Babbo delle righe che mi scrive nella vostra lettera, e dategli le buone feste per parte mia. Così ancora a Mamma, e a tutti, compreso il Curato e D. Vincenzo. - Oggi voi siete in faccen- de al Duomo, e io non voglio tenervi incomodato più a lungo. Perciò, baciandovi le due mani che avete, ho l’onore ec. ec.

II. vostro fratello e servitore
Giacomo.
1240. Ad Antonio Fortunato Stella.
Pisa, 31 Marzo 1828.

Signore ed amico carissimo, E lungo tempo che io non l’ho incomodata con le mie lettere non avendo materia. Ora il desi- derio eli avere le sue nuove e quelle della sua famiglia mi spinge a scriverle, coll’occasione di augurar loro, come fo di cuore, ogni contentezza nelle prossime feste di primavera. Spero che il suo Giacomino sarà a quest’ora perfettamente riavuto e sano della sua malattia. Io sto di salute passabilmente, benché non bene. La Crestomazìa poetica è già molto oltre a due terzi, e spero cer- tamente (se la salute non mi vien meno affatto) di compirla fra poco tempo. Ella mi ripeta che mi vuol bene; faccia aggradire i miei saluti affettuosi a tutti i suoi (già s’intende sempre, più particolari allo sposo) e mi creda in perpetuo suo cordialissimo amico e servitore.