Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/240

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1248. Di Monaldo Leopardi.
Recanati 2 [ma 6] Maggio 1828.

Mio carissimo Figlio Essendo alquanto tempo che non ricevo lett.e vostre desidero di averle, e con esse le nuove della vra salute. Voi sapete che io ne sono sempre molto sollecito, ma molto più in questa stagione la quale non si dimostra molto benigna verso la nostra Famiglia. Paolina si ammalò con gli orecchioni che la strapazzarono un poco, e dipoi finirono bene. Indi si ammalò Pietruccio con febbre che mi diede breve apprensione, ma ebbe fine lieto e sollecito. Così finirono benignamente quindici delle mie solite febri di primavera che mi hanno strapazzato più che negli ultimi anni. Piaccia però al Signore di accordare un esito uguale alla am malatta di Luigi la quale mi dà infinita pena perchè di petto, e finora resistente ai rimedii. Sapete quanto amo tutti voi, e quanto mi trafigge ogni vostro male e pericolo, ma Iddio che vede il mio cuore non lo lascerà senza consolazione. Carlo stà bene, e vi saluta. La Mamma vi benedice con mè, ed io vi abbraccio mio carissimo Figlio con tutto il cuore vro affmo Padre Monaldo Leopardi

1249. A Pietro Giordani.
Pisa 5 Maggio [1828]

Mio carissimo. Intendo che, pochi giorni sono, tu dimanda- sti di me a Vieusseux, mostrando maravigliarti del mio lungo silenzio. Io ho taciuto perchè delle cose altrui non so nulla, e nulla potrei sapere in Pisa, che fosse d’importanza e che tu non sapessi: delle cose mie, avrei voluto dirti qualche novità, come sarebbe, che la vita mi riuscisse tollerabile: ma non ho mai avuto da raccontarti se non le cose vecchie, colle quali non ho voluto spezzarti gli orecchi. La mia vita è noia e pena: pochissimo posso studiare, e quel pochissimo è noia medesimamente: se negli studi