Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/241

Da Wikisource.

potessi seguire ancora il mio genio, veduta la qualità dei giu- dizi di questo secolo, non mi darebbe più il cuore di logorarmi in far cose che mi contentassero. La mia salute è sempre tale da farmi impossibile ogni godimento: ogni menomo piacere mi ammazzerebbe: se non voglio morire, bisogna ch’io non viva. Ma lasciando queste maledizioni, e venendo a cose che impor- tano più, io farei torto grande a te ed a me medesimo, se ti ripe- tessi che ti amo sempre come amico unico, che ti adoro come uomo degno di qual si sia stato il miglior secolo della gente umana. Ma non credo di far torto nessuno a pregarti di conser- varmi l’amor tuo. Quest’anno passato tu mi hai potuto cono- scere meglio che per l’addietro; hai potuto vedere che io non sono nulla: questo io ti aveva già predicato più volte; questo è quello che io predico a tutti quelli che desiderano di aver notizia dell’esser mio. Ma tu non devi perciò scemarmi la tua benevo- lenza, la quale è fondata sulle qualità del mio cuore, e su quel- l’amore antico e tenero che io ti giurai nel primo fiore de’ mici poveri anni, e che ti ho serbato poi sempre e ti serberò fino alla morte. E sappi (o ricordati) che fuori della mia famiglia tu sei il solo uomo il cui amore mi sia mai paruto tale da servir- mene come di un’ara di rifugio, una colonna dove la stanca mia vita s’appoggia Io tornerò presto a Firenze, ma non so ancora il giorno. Salu- tami Montani, Vieusseux, Colletta, Capponi. Addio addio.

1250. Di Pietro Brighenti.
Bologna 7. maggio 1828.

Mio caro Giacomo. E pure il gran tempo che non vi ho scritto; ma sapete che fui stra- namente travagliato da mille affanni; i quali finalmente hanno rice- vuto un poco di calma. Di ciò ne foste già istruito da Marianna, a cui vi degnaste scrivere una sì cortese lettera,1 della quale ben a ragione Ella si tiene onorata. Ma aggiustate le partite coll’Arcivescovo, biso-