Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/242

Da Wikisource.

gnava poi aggiustare i danni e gli sconcerti nati dalla inazione e dalle male voci. A questo pure dopo lungo affaticare sono arrivato a porre un riparo. Sono anche rimasto solo nella proprietà del mio piccolo sta- bilimento tipografico, ed ho venduto un fondo a d. Masi, a cui ho accollati tutti i debiti. Così spero di continuare con calma nella mia intrapresa. Avrete a momenti il voi. VII. del Monti e PVili, succe- derà a questi dopo breve spazio. - Vi spedii a suo tempo la Basvil- liana che mi ricercate. L’avete avuta? - Io da Recanati mai non ebbi il libro che mi affrettavate a spedirvi. Lo aveste forse per altra parte? Intendo l’Antologia francese. Il nove di marzo mi ammalai di lombaggine con febbre ecc. Stetti una dozzina di giorni con gravissimi dolori, immobile in letto. Lentis- simamente mi rimisi, ma ancora non mi sono riavuto del tutto. Con- fido nella buona stagione. Mi accorgo che la vecchiaia và bussando alla porta perchè non dimentichi ch’ella mi è vicina. La mia famiglia vi si fa serva, e vi ripresenta col mio mezzo i sensi della loro rispettosa stima ed amicizia. Io, mio caro Giacomo, ti abbraccio, e ti adoro per quel prodigio di virtù che sei. Addio, addio. il tuo P. Brighenti

1251. Di Pietro Giordani.
[Firenze] 8. maggio [1828]

Mio caro caro: andando a Livorno in diligenza son passato per Pisa due volte; ma desiderando in vano di vederti, per non fermarsi la posta se non a cambiar cavalli. Tutti quelli che avendoti conosciuto mi scri- vono mi chiedon di te: figurati dunque come debbo esser io continua- mente ansioso di sapere di te. Incredibile commozione mi dà la tua lettera, tanto amorosa quanto poco lieta. Io sono consolatissimo di vederti costantemente affezionato a me che ti adoro; ma assai più dolente che maravigliato di vederti sì poco felice. Non è felicità possi- bile con tale e tanto ingegno. Ma vorrei che facessi qualche distra- zione alle noie e alle pene. Anch’io penso che se non mi distraessi, impazzirei di malinconie e di afflizioni. Condannato ad esser niente a far niente, procuro di aver il meno spasimi e dolori possibile. Parmi che a Firenze dovresti trovare, per qualche buona compagnia, un poco