di sollievo, e come un poco d’aere più respirabile all’animo. Ognun
ti riverisce, ti ama, ti desidera. I salutati risalutano cordialmente. Io ti
abbraccio con tutta l’anima; e mi vanto di esser quello che ti conosca
e fors’anco ti comprenda più di tutti. Scrivendo a Carlino e a Paolina
salutameli caramente. Se vedi Cioni e Carmignani rammentami loro.
Giacomino mio, amiamoci, amiamoci; e procuriamo di tolerare que-
sta veglia inutile e smaniosa, finché ce ne liberi il sonno eterno e desi-
derabile. Misere consolazioni abbiam noi: ma sta meglio chi per con-
solarsi s’illude? addio caro caro addio.
1252. |
Di Monaldo Leopardi. |
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Mio caro Figlio
Alle tante angustie con le quali è piaciuto al Signore di visitarmi
si è unita ancora quella dell’ignorare un mezzo, con cui chiamarvene
a parte in un modo il meno sensibile. Privo di qualunque direzione
per codesta città, ho scritto al Cav.r Rossi,1 e Iddio voglia che egli
siasi trovato costì, abbia ricevuta la Iett.a, e potuto disimpegnare la
sgradita mia commissione. Iddio sia benedetto nei suoi giudizii anche
quando sono severi, perchè sono sempre diretti al nostro bene se non
chiudiamo l’orecchio ostinatamente alle sue chiamate. Lo stato del mio
cuore potete immaginarlo. La Religione per altro versa un Balsamo
salutare sulle piaghe del nostro cuore, perchè sopra questo principale
oggetto non si è potuto desiderare di più. Lo sentirete, e ne sarete
commosso. Addio mio caro Figlio. La Mamma, Carlo, Paolina e Pie-
truccio vi abbracciano e stanno bene. Io vi benedico con tutto il cuore.
Addio.
1253. |
Di Alessandro Rosselmini. |
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[Pisa, Lunedì, 12 maggio 1828] |
Reverisce il Sig. Conte Leopardi il Rosselmini, e lo prega anche
a nome della Sig.a Mason di volere intervenire stasera all’adunanza