dei Lunatici,1 che ha al solito luogo nella di Lei casa a ore 9. Anzi
il Rosselmini doveva interpellarlo, se avesse gradito di essere annove-
rato nel numero dei nostri Colleghi tutti desiderosi di avere il piacere
di vederlo fra noi.
Lunedì
1254. |
A Monaldo Leopardi. |
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Carissimo Sig. Padre
Pare incredibile, ma pure io non ricevo che oggi la sua cara
dei 2. Dio vede con che cuore mi trovo dopo letto quello che
essa contiene. È molto tempo che non provo una pena simile;
e certamente queste sono le maggiori pene che io possa provare
in mia vita. Ella che s’immagina l’ansietà ch’io sento e per Lei
e per me, spero che non vorrà lasciarmi senza notizie pronte e
sincere di tutto quello che accaderà. Sia fatta la volontà di Dio.
Non ho mai sentito così vivo come questa volta il dispiacere
di non trovarmi fra loro. Mi travaglia anche infinitamente il
pensare che la sua salute indebolita per l’incomodo che Ella mi
annunzia, e che avevo già inteso da Paolina, possa soffrire per
questa nuova afflizione. La prego con tutto il cuore ad aversi
cura. Spero anch’io che Dio ci consolerà. Io, grazie a Dio, sto
bene, specialmente ora che la stagione è divenuta un poco più
costante, e che comincio ad assuefarmi al caldo. Aspetto let-
tere di casa con un’impazienza che non si può descrivere. Vor-
rei anche sapere precisamente che Mamma stia bene, perchè
Paolina mi scrisse che era stata disturbata e poi guarita, ma Ella
non mi dice niente come stia. Appena intendo quello che scrivo.
Di nuovo la prego con tutto il cuore ad aversi cura. Bacio le
mani a Lei e a Mamma, e li prego istantemente a benedirmi.
Mio carissimo signor Padre, mi creda sempre con tutta l’anima
suo tenerissimo figlio
Giacomo