Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/244

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dei Lunatici,1 che ha al solito luogo nella di Lei casa a ore 9. Anzi il Rosselmini doveva interpellarlo, se avesse gradito di essere annove- rato nel numero dei nostri Colleghi tutti desiderosi di avere il piacere di vederlo fra noi. Lunedì

1254. A Monaldo Leopardi.
Pisa 14 Maggio 1828.

Carissimo Sig. Padre Pare incredibile, ma pure io non ricevo che oggi la sua cara dei 2. Dio vede con che cuore mi trovo dopo letto quello che essa contiene. È molto tempo che non provo una pena simile; e certamente queste sono le maggiori pene che io possa provare in mia vita. Ella che s’immagina l’ansietà ch’io sento e per Lei e per me, spero che non vorrà lasciarmi senza notizie pronte e sincere di tutto quello che accaderà. Sia fatta la volontà di Dio. Non ho mai sentito così vivo come questa volta il dispiacere di non trovarmi fra loro. Mi travaglia anche infinitamente il pensare che la sua salute indebolita per l’incomodo che Ella mi annunzia, e che avevo già inteso da Paolina, possa soffrire per questa nuova afflizione. La prego con tutto il cuore ad aversi cura. Spero anch’io che Dio ci consolerà. Io, grazie a Dio, sto bene, specialmente ora che la stagione è divenuta un poco più costante, e che comincio ad assuefarmi al caldo. Aspetto let- tere di casa con un’impazienza che non si può descrivere. Vor- rei anche sapere precisamente che Mamma stia bene, perchè Paolina mi scrisse che era stata disturbata e poi guarita, ma Ella non mi dice niente come stia. Appena intendo quello che scrivo. Di nuovo la prego con tutto il cuore ad aversi cura. Bacio le mani a Lei e a Mamma, e li prego istantemente a benedirmi. Mio carissimo signor Padre, mi creda sempre con tutta l’anima suo tenerissimo figlio Giacomo