il suddetto Manzoni. Mentre sto scrivendovi mi rode tutta la faccia
per la sfogazione che mi è venula questa mattina. Non vi dico cosa al-
cuna, del dolore che provo, caro Giacomo, potendo ben imaginarvelo
da quello che provate voi stesso. Quando verrete, allora piangeremo
insieme la terribile, e irreparabil perdita che abbiam fatto del Caro,
ed adorabile Luigi. Addio.
Vostro fratello.
Pier Francesco
x Giugno 1828.
1268. |
Di Francesco Puccinotti. |
|
Caro Leopardi
Indovina un poco quaPè stata la cagione che mi ha fatto ritardar
tanto di rispondere all’ultima tua, e ringraziarti del dono che mi face-
sti de’ tuoi Dialoghi, dono che non ha pari? Mi era venuta in capo
la pretensione di scrivertene un encomio dettagliatissimo, e corrispon-
dente agli affetti e alle meraviglie che ciascuna faccia della tua opera
mi aveva eccitato. Ma era ciò possibile, se linea per linea accento per
accento tutto mi è parso in quel tuo libro nuovo, bello, vero, medi-
tato, ragionato? Io non avrei fatto che rimandarti in una copia mano-
scritta quanto tu hai regalato al mondo ed a me colle stampe. Tu sei
per me il primo, e l’ultimo sapiente italiano de’ nostri tempi. Vedrai
nella mia Patologia riportato uno squarcio della tua opera, col quale
chiudo e suggello il mio lavoro.1
Se io non conoscessi la fortezza dell’animo tuo non ardirei parlarti
della morte del tuo caro fratello. Io m’immagino l’oppressione del cuor
tuo, non pel dolore, ma per la forza che vi farà la tua ragione onde
non restarne sopraffatta. Me la immagino, e con te la divido. Ma lui
beato che s’è tolto da questo martirio della umana vita!
Questo Mancini ti si raccomanda per que’ tuoi Versi che promette-
sti mandargli con alcune varianti. Con l’Editore Stella non ha potuto
combinar nulla; perchè quegli ha risposto, che il tuo Manoscritto è
uno de’ più grandi tesori della letteratura d’oggi, e non saprebbe dar-