ficientemente diminuito, e si respira. Sono quasi cinquanta
giorni, cioè da’ 27 di Maggio in poi, che abbiamo una serenità,
si può dir, continua, cioè non interrotta se non per pochi mo-
menti in alcuni giorni.
Io affretto col desiderio l’ora di rivederla, e ogni giorno fra
tanto mi pare un anno. Rinnuovi i miei saluti alla famiglia Antici;
mi ami sempre, e mi benedica.
il suo affettuosissimo figlio Giacomo |
1313. |
Ad Adei.aide Maestri. |
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Mia cara Adelaide.
Sempre più mi accuso meco stesso e mi pento della impru-
denza commessa scrivendovi quella lettera che vi rattristò tanto.
Potete immaginare il dolore ch’io provo di avervi fatto danno,
e accresciuto il male che pativate. Ma in vero non posso con-
sentire che voi prendiate tanta pena per me, e voglio che mi
promettiate di essere più indifferente sul conto del mio stato;
altrimenti non potrò accettare di dividere con voi, come mi pre-
gate, i dispiaceri ch’io proverò, perchè questi mi si accresce-
rebbero più del doppio se sapessi che dovessero cagionare a voi
tanto travaglio. I miei mali di salute non sono pericolosi, almeno
per quello che ne intendo io, che non consulto medici, perchè
non ne ho qui degli amici. Soffro dolori di basso ventre assai
frequenti, contro ai quali i purganti non giovano. Siano affari
di nervi, sia debolezza, sia flogosi lenta agl’intestini, non so:
ma credo queste due ultime cose insieme. Il prof. Uccelli saluta
tanto tutti voi, e spera di rivedervi quest’anno. Io vi prego
soprattutto ad avervi cura. Se potrete venire, lascio pensare a
voi quanto piacere ne avrò. Aspetto con sommo desiderio la
Mamma, poiché mi dite ch’ella viene; e la saluto intanto con
tutto il cuore. Similmente saluto il vostro caro Papà, e abbrac-