Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/289

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ficientemente diminuito, e si respira. Sono quasi cinquanta giorni, cioè da’ 27 di Maggio in poi, che abbiamo una serenità, si può dir, continua, cioè non interrotta se non per pochi mo- menti in alcuni giorni. Io affretto col desiderio l’ora di rivederla, e ogni giorno fra tanto mi pare un anno. Rinnuovi i miei saluti alla famiglia Antici; mi ami sempre, e mi benedica.

il suo affettuosissimo figlio
Giacomo
1313. Ad Adei.aide Maestri.
Firenze, 15 luglio 1828.

Mia cara Adelaide. Sempre più mi accuso meco stesso e mi pento della impru- denza commessa scrivendovi quella lettera che vi rattristò tanto. Potete immaginare il dolore ch’io provo di avervi fatto danno, e accresciuto il male che pativate. Ma in vero non posso con- sentire che voi prendiate tanta pena per me, e voglio che mi promettiate di essere più indifferente sul conto del mio stato; altrimenti non potrò accettare di dividere con voi, come mi pre- gate, i dispiaceri ch’io proverò, perchè questi mi si accresce- rebbero più del doppio se sapessi che dovessero cagionare a voi tanto travaglio. I miei mali di salute non sono pericolosi, almeno per quello che ne intendo io, che non consulto medici, perchè non ne ho qui degli amici. Soffro dolori di basso ventre assai frequenti, contro ai quali i purganti non giovano. Siano affari di nervi, sia debolezza, sia flogosi lenta agl’intestini, non so: ma credo queste due ultime cose insieme. Il prof. Uccelli saluta tanto tutti voi, e spera di rivedervi quest’anno. Io vi prego soprattutto ad avervi cura. Se potrete venire, lascio pensare a voi quanto piacere ne avrò. Aspetto con sommo desiderio la Mamma, poiché mi dite ch’ella viene; e la saluto intanto con tutto il cuore. Similmente saluto il vostro caro Papà, e abbrac-