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A Monaldo Leopardi. |
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[Recanati] 10 Febbraio [1829] |
Mio caro Papà. Io non le scrissi nulla di quello sciocco e male-
detto affare di questo pazzo Vicario, perchè non era cosa di vero
rilievo, e perch’io non poteva pensare le apprensioni in cui, con
mio dolore, veggo ch’Ella si è trovata. So che Carlo le ne ha
scritto, non so in che termini, ma certo in modo che Ella a que-
st’ora sarà, spero, più quieta. L’arrivo della dispensa non era
una novità. L’hanno fatta venire la Madre di Paolina, e forse
Peppe. Ma Paolina diceva che, arrivata che fosse, se ne voleva
servire p[er] conservarla in una cassettina colle lettere di Carlo:
quando fu arrivata, disse che la potevano stracciare. Il Vicario,
o di suo moto, o spinto dalla Madre, andò ad annunziare a
Paolina l’arrivo della dispensa, ed esortarla a sposar subito. Pao-
lina rispose con dispetto, che avrebbe sposato quando paresse
a lei, non a lui; che non ci erano stati disordini che rendessero
nè necessario, nè opportuno, lo sposare, nè presto nè mai. Il
Vicario entrò in prediche sopra i pericoli della carne se conti-
nuavano a vedersi senza sposarsi. Paolina gli voltò le spalle.
Allora il Vicario mandò la prima ammonizione canonica a Pao-
lina e Carlo. La Madre, rotta anch’essa totalmente con Paolina,
pel suo rifiuto di sposare; non vuol più che si veggano in casa:
permette solo che si scrivano. Si vedono in teatro, e si parlano,
non più da un palco all’altro, ma in quello delle Mazzagalli. Il
Vicario sta quieto, e non par che si voglia muovere.
Quanto allo stato della cosa nel rimanente, io l’assicuro e
le giuro, che Paolina e Carlo sono non solamente alieni dallo
sposare, ma desiderosi di non farlo, nè ora nè mai. Altrettanto
però sono risoluti di conservarsi amici. Carlo è innamorato, non
a furore, come sarebbe stato una volta, ma tanto più di cuore
e profondamente. Paolina è innamorata di certo, benché odii
il matrimonio. La sola disperazione potrebbe condurli a spo-
sare, cioè se fossero impediti di più vedersi e trattarsi: se po-