Se Ella non fa uso dell’Epitteto, crederebbe Ella ch’io cer-
cassi qua di venderlo a suo profitto? ma non guardi che alla sua
convenienza, e consideri me come indifferentissimo.
1490. |
A Gian Pietro Vieusseux. |
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[Recanati, 28 Agosto 1829] |
Per richiamarmi alla vostra memoria fo prova di scrivere, mio
caro Vieusseux; e in tre o quattro giorni (!!) forse verrò a capo
di fare una corta lettera. Vidi il centesimo fascicolo dell’Anto-
logia, me ne rallegrai, e vi fo i miei complimenti sinceri sopra
la nobile e generosa franchezza, la schiettezza, la filantropia, la
giustezza delle vedute, che splendono nel vostro Discorso ai com-
pilatori. Vi assicuro che quando io ricevo un fascicolo dell’An-
tologia, mi par di ricevere, non un Numero di giornale, ma un
libro. E secondo me il vostro Giornale è già in istato, non più
solamente di giovare, ma di fare onore all’Italia.
Quando mi scriverete, sappiatemi dire, vi prego, in che mese
del 1830 si dee fare l’aggiudicazione del premio quinquennale
della Crusca.
Ebbi la vostra carissima dei 21 Maggio, e vi ringrazio cor-
dialmente delle nuove che mi davate di letteratura e degli amici.
Altrettanto vi prego di fare ogni volta che mi scriverete. Intanto
ricordatemi e fate i miei saluti cordiali a Montani, Forti, Col-
letta, Gino, Cioni, Capei, Valeriani, Jesi,1 Pieri, Tommaseo,
ed al conte Gommi. Scrivendo io costà sì di rado, non ho torto
di nominarli qui ad uno ad uno, per dimostrare che di ciasche-
duno mi ricordo, e che ciascuno mi sta a cuore.
Anche avrei carissimo se per mezzo de’ vostri corrispondenti
di Torino poteste avere qualche notizia del buon Gioberti, dal
quale non ho risposta alle mie lettere, e sapendo che sputò san-
gue ed ebbe altre gravi indisposizioni a Milano, temo pur troppo
fortemente che sia o malato o morto.