voi siete. Io, e mio marito, e i miei figli facciamo sinceri voti perchè
questo crudo verno cessi sperando che al ricominciare della bella sta-
gione ci vorrete far lieti di vostra presenza, e disporre di tutti noi come
di cosa vostra - Tenetemi ricordata all’egregia Sig." Contessa vostra
sorella, la quale io amo perchè so quanto vi ama e come vi allevia il
dispiacere e il danno di vivere, come pur ora siete costretto di fare,
in orrido, e solitario Paese.
Addio, amatemi e credetemi per sempre
Vostra aff.m“ Amica
Antonietta Tommasini
P. S. Abbiamo ricevuto alcuni esemplari del vostro ritratto favori-
tici dal sig.r Brighenti. Potete imaginare facilmente quanto ci siano
stati carissimi. Addio, addio.
1513. |
Di Gian Pietro Vieusseux. |
|
Mio buon amico. Inutile è il dirvi che voi siete sempre presente
al mio spirito, e che il trovarmi da tanto tempo privo delle vostre nuove
dirette, è per me un motivo di dolore. Se il Giordani una volta, ed
il buon Colletta due volte non mi avessero partecipate le vostre let-
tere, vi crederei sempre ammalato a segno di non potere nè scrivere
nè dettare; ma ho riveduto i vostri caratteri, e per questa parte sono
stato confortato, e consolato. Il Colletta vi avrà detto che va crescendo
giornalmente il nostro desiderio di rivedervi in Toscana: che noi insi-
steremo per farvici tornare. Caro Leopardi - conviene ormai di
lasciar passare questo inverno cosi atrocemente freddo; ma subito che
colla primavera torneranno, colle forze, il coraggio e la speranza, allora
ne riparleremo sul serio. Ne parlerò prima a voce col Colletta in un’ab-
boccamento che avrò presto seco lui a Livorno e, certo, le prime
nostre parole, dopo esserci abbracciati, saranno per voi: frattanto, fatevi
coraggio, mio buon Leopardi, non vi lasciate signoreggiare da pensieri
melanconici, limitatevi a guardarvi bene contro le influenze dell’aria,
abbiate tutta la possibile cura del fisico, e sperate nell’avvenire. Oh!