Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/471

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voi siete. Io, e mio marito, e i miei figli facciamo sinceri voti perchè questo crudo verno cessi sperando che al ricominciare della bella sta- gione ci vorrete far lieti di vostra presenza, e disporre di tutti noi come di cosa vostra - Tenetemi ricordata all’egregia Sig." Contessa vostra sorella, la quale io amo perchè so quanto vi ama e come vi allevia il dispiacere e il danno di vivere, come pur ora siete costretto di fare, in orrido, e solitario Paese. Addio, amatemi e credetemi per sempre Vostra aff.m“ Amica Antonietta Tommasini P. S. Abbiamo ricevuto alcuni esemplari del vostro ritratto favori- tici dal sig.r Brighenti. Potete imaginare facilmente quanto ci siano stati carissimi. Addio, addio.

1513. Di Gian Pietro Vieusseux.
Firenze 7 Genn° 1830

Mio buon amico. Inutile è il dirvi che voi siete sempre presente al mio spirito, e che il trovarmi da tanto tempo privo delle vostre nuove dirette, è per me un motivo di dolore. Se il Giordani una volta, ed il buon Colletta due volte non mi avessero partecipate le vostre let- tere, vi crederei sempre ammalato a segno di non potere nè scrivere nè dettare; ma ho riveduto i vostri caratteri, e per questa parte sono stato confortato, e consolato. Il Colletta vi avrà detto che va crescendo giornalmente il nostro desiderio di rivedervi in Toscana: che noi insi- steremo per farvici tornare. Caro Leopardi - conviene ormai di lasciar passare questo inverno cosi atrocemente freddo; ma subito che colla primavera torneranno, colle forze, il coraggio e la speranza, allora ne riparleremo sul serio. Ne parlerò prima a voce col Colletta in un’ab- boccamento che avrò presto seco lui a Livorno e, certo, le prime nostre parole, dopo esserci abbracciati, saranno per voi: frattanto, fatevi coraggio, mio buon Leopardi, non vi lasciate signoreggiare da pensieri melanconici, limitatevi a guardarvi bene contro le influenze dell’aria, abbiate tutta la possibile cura del fisico, e sperate nell’avvenire. Oh!