Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/57

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mie cose, quando saremo insieme; che sarà certamente (se ostacoli impreveduti non m’impediscono) poco dopo Pasqua. Ti spedi- sco oggi p[er] la posta uno scudo, che vorrei che tu mi facessi grazia di mandare all’editore del giornaletto Teatri, arti e lette- ratura di costì, per un semestre di associazione a quel foglio; che egli potrà dirigere successivamente a mio padre Monaldo Leopardi. Paolina, che ama queste coglionerie, è causa ch’io ti dia questa briga. Da Milano mi scrivono che cotesta Marche- sina Zambeccari, a cui per tuo mezzo feci tenere una copia delle Canzoni da spedirsi a Milano, ha scritto colà di non aver rice- vuto da me nulla. Mi pregano d’informarmi. Se non ti è troppo molesto, e se hai qualche momento di ozio; vedi di schia- rirmi questa faccenda in modo che V Ab. Michele Vannucci, in casa d’Adda a Milano abbia quella benedetta copia. Tanti e poi tanti saluti alla tua famiglia amabilissima. Cardinali passò ulti- mamente di qua; e non mi vide, perchè gli dissero ch’io non era visibile. Questi coglioni mi credono invisibile, perch’io non voglio veder gli animali loro pari. Addio, mio carissimo; voglimi sempre bene, ch’io t’amo al solito, cioè con tutto il mio cuore. Il tuo Leopardi

1051. Ad Antonio Fortunato Stella.
Recanati, 7 Marzo 1827.

Signore ed amico amatissimo, Alla cara sua 21 febbraio, giun- tami da Bologna non prima dell’ordinario prossimo passato. Ai 28 febbraio mi giunsero unitamente due fogli delle prove di stampa delle Operette, che io tornai a spedire colle loro corre- zioni per l’ordinario seguente, 2 marzo. Ella continui pure a farmi spedir quelle prove così come escono dalla stamperia, senza altra revisione. Da quel che Ella mi dice che io vedrò il N. Rico- glitore, arguisco che la sua intenzione sia di continuare a favo- rirmene: però mi prendo la libertà di significarle che la spedi- zione di esso mi è stata sospesa all’anno nuovo, del quale non