mie cose, quando saremo insieme; che sarà certamente (se ostacoli
impreveduti non m’impediscono) poco dopo Pasqua. Ti spedi-
sco oggi p[er] la posta uno scudo, che vorrei che tu mi facessi
grazia di mandare all’editore del giornaletto Teatri, arti e lette-
ratura di costì, per un semestre di associazione a quel foglio;
che egli potrà dirigere successivamente a mio padre Monaldo
Leopardi. Paolina, che ama queste coglionerie, è causa ch’io ti
dia questa briga. Da Milano mi scrivono che cotesta Marche-
sina Zambeccari, a cui per tuo mezzo feci tenere una copia delle
Canzoni da spedirsi a Milano, ha scritto colà di non aver rice-
vuto da me nulla. Mi pregano d’informarmi. Se non ti è
troppo molesto, e se hai qualche momento di ozio; vedi di schia-
rirmi questa faccenda in modo che V Ab. Michele Vannucci, in
casa d’Adda a Milano abbia quella benedetta copia. Tanti e poi
tanti saluti alla tua famiglia amabilissima. Cardinali passò ulti-
mamente di qua; e non mi vide, perchè gli dissero ch’io non
era visibile. Questi coglioni mi credono invisibile, perch’io non
voglio veder gli animali loro pari. Addio, mio carissimo; voglimi
sempre bene, ch’io t’amo al solito, cioè con tutto il mio cuore.
Il tuo Leopardi
1051. |
Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Signore ed amico amatissimo, Alla cara sua 21 febbraio, giun-
tami da Bologna non prima dell’ordinario prossimo passato. Ai
28 febbraio mi giunsero unitamente due fogli delle prove di
stampa delle Operette, che io tornai a spedire colle loro corre-
zioni per l’ordinario seguente, 2 marzo. Ella continui pure a
farmi spedir quelle prove così come escono dalla stamperia, senza
altra revisione. Da quel che Ella mi dice che io vedrò il N. Rico-
glitore, arguisco che la sua intenzione sia di continuare a favo-
rirmene: però mi prendo la libertà di significarle che la spedi-
zione di esso mi è stata sospesa all’anno nuovo, del quale non